| Inamoto Kenpachi. Un nome, un cognome, una nuova antipatia. Capii perché più di qualche persona lo voleva morto. Si era aggiunta un’altra persona a quella lista, che pensai fosse lunga. Me. Ero curioso di vedere come avrebbe applicato le “maniere forti” che tanto gli piacevano, mi era venuta voglia di presentarmi a casa sua mentre era intento ad intrattenersi a diventare un Ninja. Cosa pensava d’ottenere pavoneggiandosi con quell’atteggiamento da duro? Di intimorir me e l’altro giovane aspirante. No, di certo questo discorso non valeva per me. Odiavo la gente che si credeva superiore, se avesse insistito, mi giurai che gli avrei fatto abbassare la cresta. Con i fatti, non con le parole.
Successivamente alla sua gentile presentazione, passò a documentarci sul chakra. Impastando accuratamente ambo i discorsi uditi in precedenza, sfornò un periodo lungo detto tutto d’un fiato. La voglia di esibir la melodiosa voce non gli mancava. Ripetendo quindi tutto ciò che già fu detto, concluse così la fase teorica sul Chakra. Il tempo di parlar d’energia psichico - corporea aveva avuto fine non nel migliore dei modi. Ma l’era dello scambio di opinione non era terminata. Voltandosi ed esibendosi in un grande sorriso, ci annunciò con felicità che tutti avevamo risposto correttamente al semplice quesito da egli esposto. Notai che le ambo le lavagne erano ricoperte dal polvere di gesso; su di esse si citavano tutte le spiegazioni sul chakra.
Ci illustrò i vari tipi di chakra: normale, posseduto da tutti; medico, riconoscibile dal colore verde chiaro, che dava accesso a poteri curativi. Esistevano inoltre quello usufruibile unicamente con l’apertura delle Otto Porte del Chakra, quello derivante dalla possessione di un Demone ed il chakra del Cursed Seal. Sulla lavagna affianco invece, vi erano le relazioni elementari che legavano l’energia. Vi erano cinque impronte differenti: Suiton – Acqua, Katon – Fuoco, Fuuton – Vento, Raiton – Fulmine e Doton – Terra. Ognuno di essi ha vantaggio sul successivo e debolezza verso il precedente.
Posò il gesso nell’apposito contenitore sottostante il bordo ligneo dei rettangoli neri, quindi passò ad un ulteriore richiesta di tipo teorico. Primi due ad essere interpellati furono rispettivamente il primo ed il terzo a rispondere alla precedente domanda. Perché io ero esente dallo rispondere al nuovo esercizio? Decisi di attendere che la quest orale venisse enunciata totalmente, per poi alzare la mano e chiedere spiegazioni. Non feci però in tempo ad elevar il braccio verso il cielo, che venni intercettato dal Mikawa. “Per te Lan, qualcosa di più difficile” aveva detto. Voleva farmi lavorare di più? Ebbene, non sarebbe stata una stupida difficoltà a fermarmi.
Nel mentre che la spiegazioni mi veniva data, i restanti due iniziarono a meditare su una delle tante possibili soluzioni per risolvere il sicuramente più semplice problema. Li seguii non appena il Sensei concluse, quindi accompagnai la mano al mento e inizia seriamente a riflettere. Due persone, una da destra ed una da sinistra. Un’unica via d’uscita, proprio verso la quale si stavano dirigendo le due guardie. Non avevo nessun genere di arma od equipaggiamento. Dovevo riuscire a scappare e raggiungere i miei compagni. Ma come?
Con espressione seria, permanevo immobile seduto nel centro della’aula. Statuario, impassibile, quasi assente, ero immerso nei miei pensieri a tal punto chela voce di Shun Momochi, che già s’era apprestato nello tentar di azzeccare una soluzione e completare così il secondo esercizio di teoria. Ragionando, e tentando più volte di riprodurre mentalmente variando le situazioni, giunsi alla conclusione che dovevo attirar la loro attenzione per poi fuggire indisturbato. Non potendomi avvalere dell’utilità che ninnoli fumogeni o flash potevano darmi, restava unicamente di usufruir delle mie poche tecniche apprese. Scartai la Mizu Bunshin e la Suirou no Jutsu poiché necessitavano d’acqua; anche se fossi riuscito a procurarmene con il Geyser respingente, non sarei riuscito ad utilizzare quest ultima combinata ad una delle altre due. Misi da parte anche il Velo di Nebbia, poiché avrei coperto anche la mia di visuale, quindi non m’avrebbe aiutato ad uscire dalla stanza. Restavano dunque, ancora tre tecniche: Trasformazione, Servitori di Nebbia e Moltiplicazione del corpo.. La prima era veloce e necessitava un singolo Seal, ma al momento non sapevo in cosa camuffarmi. La seconda obbligava la congiunzione di più posizioni magiche a media velocità, e quindi il tempo sarebbe potuto non bastarmi. Rimaneva l’ultima, la Bunshin no Jutsu; tre Sigilli veloci e miei perfetti cloni. Gli ultimi dettagli stavano per essere annessi al puzzle perfetto; era ora di espormi, sperando di non commettere banali errori.
† Allora, essendo in procinto di uscire, probabilmente mi trovo vicino alla porta. Sento il rumore dei passi di quelle che lei ha detto sono guardie del signorotto, e subito mi allerto. Poiché esse convergono verso il punto dl quale dovrebbe partire la mia fuga, è necessario che trovi un qualcosa che mi permetta di fuggire indisturbato. Mi metto quindi di fianco alla porta ed eseguo i quattro Animali Magici per creare un singolo clone con la Moltiplicazione del Corpo. Quindi, lo preparo davanti alla porta, la tiro verso di me aprendola e faccio scattare fuori la copia. Probabilmente le guardie verranno sorprese dallo vedermi uscire con la pergamena in mano, e si precipiteranno all’inseguimento. Quando si sono allontanate, mi avvicino al giardino, e non sapendo se il falso Lan riesce a distanziare i due predatori abbastanza da permettermi di scavalcare il muro senza essere notato, compongo altri sigilli per attivare la tecnica dei cloni oscuri. Grazie al suo effetto, divento invisibile agli occhi nemici, e una volta pronto, salto la parete e mi dirigo dai miei compagni. Può andare? †
Ripresi leggermente fiato, una scossa leggera mi attraversava il corpo. Era la paura di aver fallito, anche se la mia strategia mi sembrava molto buona. Ma ero uno studente inesperto, e poteva esserci qualcosa che non avevo preso in considerazione, e che quindi avrebbe mandato in fumo la mia idea. Ero tuttavia abbastanza fiducioso in me stesso, strinsi i pugni in attesa di una risposta, sperando vivamente che sarebbe stata positiva.
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