I Due Fratelli., Allenamento.

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view post Posted on 3/3/2008, 15:26
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Sannin

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OT // Premetto che questo allenamento era stato scritto prima della mia promozione a grado chuunin, e quindi è stato svolto con il mio PG a livello genin. //OT

SPOILER (click to view)
Narrato
Miyu
Eiichi
Juugo
Masahiro
Soichiro


Part I - Blind Man'S Buff


Ovvero: Una Giornata Come Tante Altre.. ? Ovviamente No.



Tante, troppe sensazioni per il suo cervello. Immagini, persone, frasi già ascoltate si proiettavano nella sua mente, trasportandola in un mondo diverso – come una sorta di universo parallelo – ove la vita s’avvertiva con un po’ d’amano in bocca. Cos’era? Un sogno, sostanzialmente. Nel dormire, alla Kiyurashi capitava come a molti, di rivedere scene rimaste impresse per un motivo o per l’altro nella sua mente.. Oppure, più semplicemente, volti e luoghi che aveva già visto, ma a cui dava così poca importanza, che ritrovarli perfino nella sua psiche sarebbe stato immotivato, apparentemente. E mentre vagava, per quel misterioso vicolo colorato di ricordi, la kunoichi acquisiva la capacità di distinguere la realtà, dal sogno: sapeva che quella non era la sua vita, che era pura illusione. Lei era falsità, i suoi sentimenti imitazione dei reali. Eppure, in questa mesta visione, si sentiva tranquilla. Non voleva fuggire da quel castello di sabbia, non voleva distruggerlo, perché lì.. Il dolore, la crudeltà, e la durezza della vita non penetrava.

.. Dannati mocciosi.

Addio sogno, addio invulnerabilità. Un gruppo di circa sei o sette bambini stava giocando con una palla proprio sotto le finestre della Kiyurashi: che seccatura. I loro urli, gli esulti, le continue richieste di passaggi per diventare l’eroe della partita l’avevano svegliata. E così, contando fino a dieci per evitare di lanciare qualcosa dalla finestra, fece forza sugli avambracci, e si mise seduta. Ora era lì, con le gambe parallele appoggiate delicatamente sul materasso, la schiena ritta, e la testa che cominciava a far mente locale. Sì, Miyu era decisamente pigra. Alzandosi scompiglio con una mano i capelli, mentre con lo sguardo cercava i mocciosi, tanto per vedere le loro facce, per conoscere l’identità del proprio nemico. Erano le quattro del pomeriggio, e la gente – dato che il sole intenso delle ore calde aveva costretto molti a rimanere nelle proprie case – riprendeva ad affollare le vie. La Kiyurashi, già pronta per uscire, imboccò la porta senza salutare: tutti erano usciti prima di lei, lasciandola sola. In spalla teneva il ventaglio, ma solo questo: stava pensando di andare ad allenarsi in un posticino adatto, tanto per passare il pomeriggio facendo qualcosa di “costruttivo”, dato che non aveva nessuno con cui uscire per fare due chiacchiere. Per le vie le sue orecchie catturavano parti di discussioni della gente che accanto le passava, argomenti variabili, che andavano dalla preparazione della cena, al racconto tra amiche a sfondo gossip. Richieste di regali da parte di bambini, discussioni su i giovani da parte degli anziani. Per una volta, Miyu entrava nella vita della gente, anche solo per un istante, apprendendo nomi o pareri a pezzi, per poi uscire dalle loro esistenze. E proprio mentre girava l’angolo per prendere la via sulla sinistra, ecco sbucare un moccioso. Un istante, questo era stato. Un attimo prima del.. Boom. Ci fu un impatto simile a quello che accade tra due tecniche in uno scontro, solo che questa volta era avvenuto tra un ragazzino in corsa, e un’insolitamente tranquilla Miyu. Quest’ultima a terra, si rialzò, e prese a massaggiarsi la testa che aveva violentemente battuto a terra, mentre con il classico “ E guarda dove vai, quando cammini! ” ammoniva seriamente l’altro. Il ragazzino, invece, era visibilmente preoccupato, quasi in ansia. Tentò di rimettersi in piede celermente, ma proprio mentre usava il muro della parete sulla sinistra per farsi leva, una donna dalla corporatura massiccia, circa di mezza età, lo afferrò ponendo il braccio destro attorno al collo di quello, impedendogli di muoversi. Ah Miyu altro nno restò che guardare la scena con un po’ di compassione per quel moccioso, mentre riponendo il ventaglio in spalla, si rimetteva in posizione eretta. Solo allora la donna vide anche lei, e senza pazientare oltre, l’accusò di essere complice di quel ragazzino che a sentirla tutta era un mezzo ladro. Incredula. Occhi spalancati, labbra schiuse.. No, non voleva crederci. Lei, ladra? Ma quando mai! Inutile fu il tentativo di spiegare, la donna intendeva “catturarli” tutti e due! La Kiyurashi indietreggiò un poco, mentre con una mossa netta e precisa, il ladruncolo riuscì mediante l’uso dei denti, a liberarsi dalla presa. Le urla della donna si espansero richiamando l’attenzione della gente. La kunoichi era paralizzata dall’incapacità di reagire dinanzi a quella situazione, e proprio quando tutto stava per volgere al peggio, il tempestivo intervento del “falso complice” servì a salvarla dalle grinfie della furia umana: una volta afferrata per il braccio destro, alla Kiyurashi altro non restò che correre trascinata dal ragazzino, seguendolo.


Ansimavano entrambi: avevano corso fino alla casa della Kiyurashi, che ancora in preda alla paura di esser catturata, s’era fiondata in casa senza la possibilità di far controbattere l’altro. Quindi, seguirono lunghi minuti di silenzio tombale. Entrambi s’erano aiutati per fuggire da quella situazione, ma la Kiyurashi non si fidava neanche un po’ di quel moccioso che s’era rivelato essere un ladro. Sedendosi quindi di fronte a lui, lo fissava, prestando attenzione ad ogni singola mossa di lui. Lui che non la guardava mai troppo nelle iridi scarlatte per paura di quello sguardo; lui che si ostinava a non voler spezzare sia il silenzio, sia il ghiaccio tra i due.

Hai fame.

Eh ?

Avanti, vieni.

La sua non era stata una domanda, bensì una decisa affermazione. L’aveva chiaramente riconosciuta, quella donna dall’aspetto robusto: era la proprietaria di un comune negozio di generi alimentari, indispensabili per la gente di Suna che a causa del clima, avevano limitate produzioni. Non c’era dubbio, quel moccioso aveva tentato di rubare qualcosa da mangiare. E come non compatirlo? Impietosita, decise tuttavia di non lasciarlo solo in casa, sia perché non si fidava delle sue mani veloci, sia perché aveva paura che fuggisse. Prendendolo così per l’orecchio destro, lo trascinò in cucina, dove lo fece sedere al tavolo. Quando uno a fame, generalmente non c’è cosa migliore che del pane. Gli passò l’intera cesta, in modo che potesse saziarsene. L’altro, colpito dal gesto generoso – sebbene effettuato con i modi scontrosi della Kiyurashi – non esitò a mangiare. Appoggiandosi alla parete della stanza, Miyu scrutò meglio il ragazzino: avrà avuto si e no undici / dodici anni. Indossava una maglia a righe orizzontali blu e bianche, un paio di pantaloncini rossi, e dei sandali. Aveva dei corti capelli scuri, e due teneri occhi azzurri che dovevano rientrare nel piano “ faccia d’angelo maschera le intenzioni di un ladro ”. Al collo portava un singolare ciondolo, alla cui vista, la Kiyurashi non poté che chiedersi se anche quello era stato rubato a qualcuno. Incrociò le braccia, mentre le fauci del moccioso andavano masticando più lentamente, simbolo del fatto che stava per terminare lo spazio vuoto in quello stomaco.

Come ti chiami ?

..

Hai un bel ciondolo, al collo. Tuo ?

No. Questo è di mio fratello.

Ah, hai un fratello. Beato te. E ora dov’è ?

Nessuna risposta. Niente da fare, Miyu era completamente negata con i bambini. Si portò la mano alla testa, più precisamente alla fronte, dove sperava in un’illuminazione. Non c’era nulla da fare, da dire. Osservò l’orologio, era quasi notte. Obbligò il moccioso a restare, per quella notte. Aveva compreso che qualcosa non andava, ma soprattutto non sarebbe mai stata così bastarda da lasciarlo fuori di casa, pur sapendo che se non aveva cibo, non aveva luogo ove stare. Per questa notte avrebbe lasciato a lui la camera del padre, la stanza che sua madre non aveva mai potuto vedere, da quando se ne era andato. Così, mentre la rendeva più ospitale, non mancarono ricordi come oggetti o scritti del padre, che la portarono a raccontare a grandi linee la sua storia al moccioso. Fu proprio questa versione vulnerabile della ragazza a far rivelare il nome dal ragazzino: lui si chiamava Eiichi. Quella stessa sera, forse soggetto alla paura del buio che tanto inquieta i piccoli, rispose anche al secondo quesito posto da Miyu: suo fratello, Ichiro, era tenuto da due ragazzi che si facevano chiamare “ I fratelli Karasu ” : Ichiro era la garanzia che Eiichi facesse tutto ciò che loro volevano. Compresa la situazione, fattasi spiegare in parte i dettagli, la Kiyurashi realizzò così che era giunto i tempo di guadagnarsi un altro punto per il Paradiso.





Part II – Karasu Go Home, Please.


Ovvero: Che Sapore Ha Il Sangue?



A lei era toccato il tappeto, un posto decisamente scomodo. Non era riuscita ad allontanarsi dalla stanza del padre, né da Eiichi. S’era ormai decisa sul fatto che questo ragazzo andava aiutato, ma se questo se ne fosse scappato durante la notte, tutto sarebbe andato perso. Non dormi molto bene, quella notte: si svegliò parecchie volte, per strani sogni e timore che l’ospite potesse fuggire. Quando le prime luci dell’alba s’infiltrarono negli spazi vuoti delle finestre serrate, proiettandosi sul muro della stanza, Miyu era già lì a guardare. In quel silenzio inaspettato, i pensieri più temibili tornarono a farsi vivi, nella stanza del fantasma di suo padre: un nome basta, Juugo. Rappresentante del villaggio di Oto, s’erano incontrati a Suna tramite la curiosità tipica della Kiyurashi e la permanenza del daimyo. Provò a ricordare meglio gli eventi, nel loro corso cronologico.. C’era il thé, il deserto.. Tutto s’era fissato nella sua mente, sebbene il rapporto immagine – tempo era già stato calcolato nella mente della kunoichi. L’unica cosa, a non sembrare lontana nello scorrere incessabile del tempo, era una parte del discorso che Miyu e Juugo avevano tenuto.. Una parte che ancora oggi condizionava le sue intenzioni, esponendola al dubbio.

Che Sapore Ha, Il Sangue?

Uh uh uh, non si può descrivere, è un piacere che solo chi prende la vita di un altra persona può apprezzare, quando mi saprai dire tu stessa qual'è il sapore del sangue di una persona appena ammazzata da te sarai pronta per venire al villaggio del suono, dove il tuo potere accrescerà senza limiti...eh eh...

Hiryu, la sua katana, giaceva accanto a lei. La lama dell’arma era stata già precedentemente fatale a qualcuno.. Akasuna No Taiki, amico della Kiyurashi, che le aveva espressamente chiesto di usare quella spada per portare fine alla sua vita. In un certo qual modo.. Anche Miyu aveva ammazzato qualcuno, un suo amico, per giunta. Eppure, che sapore aveva avuto il sangue? Era davvero diventata più forte? Non ne era convinta. Viaggiava con la mente arrampicandosi su ogni sorta di congettura possibile, quando i passi di qualcuno la tirano fuori da quel mondo insensibile ad altri, come giusto un giorno fa avevano fatto i ragazzini per le strade: era Eiichi. Balzata in piedi, La Kiyurashi altro non poté che preparare la colazione.. Cosciente del fatto che tra non molto ci sarebbe stato l’incontro con quei simpatici fratelli Karasu.

Eiichi.. Andiamo ?

Sì.

Erano passate circa un paio di orette, tempo in cui Miyu aveva avuto tempo a sufficienza per prepararsi e bardarsi di tutto punto per l’incontro prestabilito. Eiichi restava lì, in disparte, ad osservarla quasi stupito per tutto quell’equipaggiamento strano. Quando uscirono, il volto del ragazzino si fece subito scuro, cupo: come biasimarlo? Per tutta la passeggiata nessuna parola spezzò la tensione particolare e personale che avvolgeva ciascuno dei due a modo proprio. E cosa provava Miyu? Il cuore batteva in modo speciale, del tutto diverso da quello di quando si trovava al cospetto di Shin, da quello che provava quando pensava di esser sull’orlo dell’abisso: c’era paura – nell’andare contro a qualcosa d’ignoto -, ma anche grande risolutezza e convinzione.. Aveva dei suoi buoni motivi per fare ciò che voleva fare. Così, seguiva il compagno senza nulla dire.. Fino ad arrivare alla meta. Erano arrivati al cospetto di un edificio dall’aspetto un po’ diroccato, che sembrava poter cadere a pezzi da un momento all’altro. La Kiyurashi analizzò la situazione: stando alle informazioni i ragazzi erano solo in due, e non avrebbero mai potuto coprire l’intera area completamente.. In quel momento sulla destra qualcosa attirò la sua attenzione: una scala! Si avvicinò ad essa.. L’avrebbe condotta da qualche parte senza infrangersi prima? Pose la mano destra sulla superficie ruvida e rovinata dell’oggetto, quindi seguì anche l’altra, poi la gamba sinistra e la destra.. Eiichi intanto era entrato a modo suo: Miyu voleva osservare bene i suoi “nemici” prima di averci a che fare.. Entrare con il ragazzino le era parso stupido e sbagliato. Prese quindi a salire, stando ben attenta a non farsi venire quel tipico giramento di testa che paralizza anche il resto del corpo quando si parla di vertigini. Ed infine era giunta ad una sorta di pianerottolo.. Strisciando sulla superficie pensò a come introdursi all’interno dell’edificio.. V’era infatti un passaggio, sulla parete, ma era così piccolo che lei – con il ventaglio sulle spalle – non ce l’avrebbe mai fatta a passare. Si trovò così a dover sciogliere tutti gli ingombri che aveva: specialmente la katana e il ventaglio. Li introdusse quindi prima di lei, e spingendoli per tutto il tragitto, sperava così di cavarsela. Il tunnel nel quale era entrata ricordava in tutto e per tutto la tana di un topo.. Se non per le dimensioni di quest’ultimo. C’erano macerie sui lati, e le pareti erano così tetre e compatte da farle venire la claustrofobia. Per una volta avrebbe dovuto fregarsene della polvere, degli abiti sporchi, e dell’aspetto: la volontà, dopotutto serve a questo: a restare indifferenti dinanzi agli intralci, di qualunque tipo. Continuando quel movimento stancante quanto elementare, riuscì ad uscire da quel passaggio con qualche leggero taglio sulle braccia e sulle ginocchia dovuti alle schegge di pietra restate sul pavimento. In piedi, si spolverò leggermente gli abiti, presele armi che ripose come prima di infilarsi nel buco, e si guardò intorno: v’erano scatole d’ogni sorta sui bordi della stanza, che era notevolmente grande.. Circa trenta – quaranta metri per venti, ad occhio. Che fosse una specie di magazzino? La Kiyurashi sentì delle voci, e spostandosi verso dove l’orecchio la conduceva, osservava con attenzione i particolari: lo stato del luogo non era diverso da quello visto per ora, e lei continuava a muoversi su quella specie di terrazza priva di balaustra che distava circa cinque metri da terra. E proprio mentre la kunoichi osservava la situazione calcolando il da farsi, ecco riconoscere una delle voci: Eiichi! Stava lì, al cospetto di due ragazzi che – così su due piedi – avranno avuto si e no sui diciassette anni. Osservò con attenzione la scena: lo stavano rimproverando di non aver portato a termine il lavoro. Più il piede della ragazza si muoveva verso di loro, più la scena acquisiva volume. Uno dei ragazzi, alto e di corporatura media, gridava con tutto il fiato che aveva in corpo contro Eiichi, mentre un altro, che aveva una mole considerevole, se ne stava seduto tenendo il grosso braccio peloso sulla testa di un altro bambino, ancora più piccolo di Eiichi, che probabilmente doveva essere suo fratello.. Ichiro. Il primo dei Karasu si faceva chiamare Masahiro, il secondo Soichiro. E proprio quando Masahiro aveva sferrato un cazzotto allo stomaco di Eichii, facendolo cadere, Miyu non poté più femarsi o calmarsi. Mentre il Karasu si muoveva verso il ragazzino a terra, per continuare lo spettacolo, un kunai si piantò tra i due, e l’attenzione dei presenti ricadde ovviamente sulla kunoichi.

.. Stupido moccioso, e così ti sei portato un’amichetta sperando che vi tirasse fuori dai guai.. ? Fratello, cosa ne pensi?

Che dovremo mostrare anche alla nostra “eroina” cos’è l’Inferno.

Un rapido gesto di mano, ed entrambi estrassero una katana ed un pugnale per uno Sfoggiavano dei ghigni particolari, quasi sadici, mentre Eiichi – vista la situazione – riuscì a correre verso il fratello, abbracciandolo. Intanto i due Karasu rivelarono avere delle armi ninja, che – anche non essendo shinobi – sembravano esser sicuri di usare. Non si ha bisogno, infatti, di esser ninja per apprender il come lanciare dei dardi. Presto detto, e fatto: i due pugnali furono lanciati verso la kunoichi, che riuscì a schivarli gettandosi nel gruppo di scatoloni che costeggiavano le varie pareti. In mezzo a quello scompiglio, i due Karasu non si fecero scrupoli: afferrata anche una balestra per uno, iniziarono a sparare a raffica frecce e dardi contro la massa di contenitori in parte vuoti che iniziavano a cadere l’uno sull’altro. Miyu, vedendo che le difese stavano indebolendosi, estrasse la katana con cui cercò di tagliare o – perlomeno – deflettere i dardi lanciati. Al termine del lancio, la Kiyurashi aveva dei tagli più profondi dei precedenti su braccia, spalle, e anche il viso aveva diversi taglietti. Ed ora lei era lì, inginocchio dietro alla massa di contenitori semi distrutti. I Karasu credevano di avercela fatta? Errore. Rialzandosi, Miyu lanciò un altro kunai che andò a ferire proprio Masahiro stesso.

Deficienti. Pensate che io sia qui a fare il bello e il cattivo tempo? Io non vedo nessun eroe.
Non sono la paladina della giustizia che non avendo un tubo da fare viene a salvare due ragazzini..


Facendosi spazio tra gli intralci, giunse di pessimo umore dinanzi ai due, che più o meno sorpresi, si erano iniziati a rendersi conto di avere a che fare con un’avversaria fastidiosa. Masahiro sfilò il kunai dalla spalla destra, e lo gettò a terra con una violenza tale che sembrava volesse spaccare il pavimento stesso. La sfida iniziava.. Ora.




Part III – Beast Of Blood.


Ovvero: Le Donne Sono Sia Angeli Che Demoni .. Sai?



.. Sono solo una Bestia che ha intenzione di punire due grossi bastardi come voi che hanno l’intenzione di allontanare quei due fratelli .. ! Se c’è una cosa che non tollero è il vostro modo di fare.. Che cambierò, a costo di massacrarvi !

Il discorso finì così. La Kiyurashi aveva il volto convinto, e privo di qualsiasi smorfia di superiorità: era furiosa, più che altro. L’aria iniziò a surriscaldarsi. I due Karasu iniziarono a muoversi verso la kunoichi, che si spostò lateralmente, in attesa di un’idea. Così, nel correre, richiamò i sigilli della tecnica del Soffio del Vento, che indirizzò verso Soichiro, facendolo cadere e scivolare di diversi metri: non avendo conoscenze sulle tecniche ninja, batterli su questo campo sarebbe stato piuttosto facile. Ma proprio mentre il cuore della Kiyurashi sorrideva all’idea di potercela fare, ecco Masahiro lanciare una Carta Bomba ai piedi della ragazza, che, spostando lo sguardo dal dito pollice che puntava verso il basso dell’avversario – come per dire “ Game Over ” – all’oggetto lanciato, realizzò la scena: fiamme sul liquido probabilmente infiammabile che le stava attorno. Una situazione spiacevole, quanto intricata. A contatto con il liquido infiammabile, l’esplosione fu violenta, e nonostante la guardia di Miyu, finì sbalzandola a diversi metri da lì. Ed ora giaceva lì, lungo il pavimento, e sentiva le braccia bruciare per via delle ustioni riportate. Era un dolore lacerante. Rivoltandosi su se stessa, fece per rialzarsi, quando un grido dall’alto richiamò la sua attenzione: Soichiro, dall’alto, stava piombando su di lei con un poderoso pugno. Lasciandosi andare con le gambe, Miyu provò a sfuggire.. Ma alla fine, si ritrovò nuovamente a terra a pochi centimetri dal gigante di lardo, che, puntando il piede sulla schiena di lei, sembrava volergli spaccare la spina dorsale. Continuò a percuotere con il piede la schiena, fino a quando, con l’avvicinarsi del fratello, smise. Entrambi ora distavano circa trenta centimetri dalla ragazza, e – mostrando le proprie katane – ridevano sadicamente. In quello stato fisico, un solo ricordo tornò a galla nella mente della kunoichi: la sfida con Sasame Hatake nell’esame chuunin. Era frustrante quella situazione, ora come allora. Fece scivolare le dita lungo il pavimento, quasi graffiandolo: non si sarebbe fatta sconfiggere così. Nuovi sigilli, nuova tecnica: Moltiplicazione del Corpo. In una nube appaiono così la bellezza 3 copie, che – assieme all’originale – si confondono l’un l’altra. I due, visibilmente delusi e sdegnati, comprendono l’inganno, e si gettano contro le tre figure. Si, avete capito bene: tre figure. E la quarta? Sparita. La lotta continua, e tra spallate e calci, le copie svaniscono in piccole cortine di fumo, facendo aumentare la rabbia degli avversari. Un rumore sospetto provenne dalle spalle dei Karasu, che – girandosi – vedettero la vera Miyu tentare di fuggire assieme ai due ragazzini. Una tal cosa non poteva esser tollerata! Armati di kunai e shuriken, tentarono di lanciarli verso la Kiyurashi.

Che seccatura.

Il ventaglio era stato dispiegato, e aveva respinto tramite la Prima Stella, le varie armi. Miyu resta lì, ferma, ferita. Ha il sangue che dalla tempia si mescola al sudore e le ricade vicino all’occhio sinistro: si è stancata. Non vuole ucciderli, sebbene qualche suo ego interiore le stia facendo notare che sarebbe il caso. Vuole solo ed unicamente andarsene. E così, con una punta forse di amaro sulle labbra, dispiegò nuovamente il ventaglio, creando delle correnti di vento che – colpendo altri scatoloni sulla destra – crearono una tal confusione a sostegno della fuga.

Correva, camminava, ansimava. Fuori dal covo dei Karasu, ma ferita. Si trovava di nuovo a casa sua, Suna. Sedeva sul divano, e si era fatta della medicazioni piuttosto improvvisate. Tutto d’un tratto, stese la testa all’indietro, sospirò a gran voce. Avrebbe avuto voglia di esclamare un “che giornata!”, ma invece riuscì solo a ridere. E così, rialzando la testa, scorse i due fratelli – Eiichi e Ichiro – che la fissavano incuriositi. Cosa c’era da ridere? Era quasi stata massacrata! Rise, senza sapere perché. Non era soddisfatta del suo operato, in fin dei conti.. i Karasu potevano tornare, eppure .. Ha in un certo qual modo realizzato la missione, recuperando il fratello disperso. Ed era questo, probabilmente, a farla ridere.



Part Extra – Happy Ending.


Ovvero: Esiste il Lieto Fine?



Circa sei giorni dopo i fatti raccontati precedentemente, Miyu era guarita. Erano le dieci del mattino, e se ne stava allegramente passeggiando per le vie di Suna. Aveva uno strano sorriso, anche se lei stessa non sapeva dire il perché. Per l’occasione, decise di passare davanti all’Accademia, a vedere i “novellini” che – come lei tempo addietro – si esercitavano nella pratica delle tecniche. Chissà che fine avevano fatto i suoi compagni. Da Gogo a .. Taiki. Chissà se Gogo stava ancora ad appiccare teste al soffitto, o se Taiki aveva visto e conosciuto l’Aldilà. Il sorriso non si era spento, nonostante si parlasse di quel suo compagno che lei stessa aveva ucciso. Non aveva voglia di intristirsi, quel giorno. Al ritorno passò davanti ad un negozio, e – entrando – vide tue figure conosciute: Eiichi e Ichiro, che – dopo esser stati presi sotto la cura della signora Chisato (Ricordate? Quella che inizialmente ha accusato Miyu d’esser una ladra quanto Eiichi!), lavorano per lei e hanno il calore di una famiglia. I due alzano le mani in segno di saluto, ma subito vengono richiamati all’attenzione dalla burbera signora: eh sì, i Karasu non torneranno a reclamare i due fratelli, se sono sotto la protezione di una persona simile!

Rumore di una porta che si chiude: Miyu è a casa. Salendo lentamente le scale, giunge al piano superiore, ove sta la sua stanza. E, giunta nei pressi della finestra, la kunoichi aprì una piccola scatola che teneva gelosamente in un ripiano: al suo interno, il ciondolo di Ichiro.





Mission -> End.


 
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Vaalin
view post Posted on 3/3/2008, 15:30




CITAZIONE
Come già ti dissi tempo fa e tu stessa sottolineasti nel presentarmelo la prima volta, l' idea è originale ed innovativa sotto certi aspetti, inoltre la scrittura è buona e piacevole e l' allenamento ha una considerevole lunghezza, segno di impegno costante e passione.

Ma bando alle ciance! Ottantacinque punti esperienza buoni buoni! Darei anche di più personalmente, ma non sono sicuro di poterlo fare xP!

 
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