| Reyl |
| | Being Your Primordial Fear. M'aspettavo che qualcuno fosse tanto idiota da chiedermi di mostrargli il mio Potere, di dubitare della mia forza. Hmpf, ripeto, stupide menti inserite in corpi inetti. Lanciai uno sguardo al cielo da sotto le palpebre all'udire quella richiesta, ma poi sorrisi, divertito.
Lasciai che il "silenzio", il relativo silenzio, calasse nell'aria come gas venefico. Altri passi, uno dei due ritardatari stava ora sopraggiungendo. Un ragazzo dai capelli cinerei, gli occhi cristallini e l'aspetto slanciato e ben proporzionato avanzò, mi concessi la libertà di distrarmi per rivolgergli uno sguardo critico. Il suo cuore batteva ritmico, ruggente d'un odio ingiustificato e dormiente come una belva famelica ancora assopita. Dov'avevo già sentito quel suono? In Chi. Gli occhi mi si velarono, lo attraversarono per un attimo mentre la mia concentrazione veniva richiamata ai timpani. Non rimembravo, eppure suonava di intimo richiamo. Oh, che sbadato. Quello era stato anche il Mio cuore.
"Eisuke", il Forsetiero, colui che non viveva tra le mura del villaggio, l'Eremita che si ritirava nel silenzio. I motivi non m'erano chiari, ma quando si proiettò in avanti disegnando un inchino per me il medaglione che portava sul petto attirò la mia attenzione. Un triangolo inscritto in una circonferenza.Jashin. Quel rancore, il tempo per il raccoglimento spirituale, per toccare Dio attraverso la meditazione. Tutto fù spannato come se il vetro che tratteneva l'umidità venisse frantumato in scheggie sottili. In una manciata di secondi, il motivo della sua visita era palese.
Deglutì, conscio di stare parlando con qualcuno che avrebbe potuto essere un mio accolito, se quando, ai suoi inizi, non avesse scelto la tortuosa via dell'ascetismo. Furono le mortificazioni corporali che limitarono totalmente la mia scelta, perchè la vanità in me era ed è più forte d'ogni altra vocazione.
Aspettai nuovamente che il suo sguardo fosse catturato dal mio, quindi avrei rivolto tacitamente il mio al fardello che portava al petto un occhiata tanto severa da minacciare di bucargli il petto, certo che se ne accorgesse mi sarei rivolto a lui, nuovamente, con un occhiata complice. "Sò chi sei", gli dicevano i miei occhi, se nel bene o nel male non avrebbe potuto saperlo.
Gli indicai l'unica sedia ancora in piedi, intimandogli di sedersi con un altro sguardo disinvolto.
Idate Morino, s'alzò, titubante, lottando contro se stesso per mentire o non mentire. Fece la scelta secondo lui più saggia nel dire la realtà e una volta detta se ne pentì. Mi venne da prendermi beffa di quel comportamento così indeciso. Lasciai correre, era giovane.
Si professava un santo. Quanto di poi fosse diventata la realtà non avrei potuto dirlo. Rivolsi un occhiata ad Eisuke per vedere come avesse reagito a quella ostentata buona volontà nel voler salvare le vite che invece, secondo Jashin, non erano degne di nulla se non di morire.
Aspettai un paio di secondi, nessuno volle prendere parola, riflettevano molto su quel che avevo detto probabilmente, avevo sollevato molta polvere con un paio di domande. Fare pressione psicologica mi riusciva bene ed alcune volte avevano anche chiesto di me nella squadra per gli interrogatori. Avevo accettato di buon grado.
Dunque, decisi di accontentare il giovane che spigliatamente s'era alzato per primo. Mi schiarì la voce con un paio di colpi di tosse leggeri, attutiti dal pugno chiuso che mi posi dinnanzi alle labbra.« Attenzione Prego.
Guardatelo, perchè qual'ora incontraste qualcuno con la mia stessa abilità, vi sarà di provvidenziale attenzione vedere ciò che capita a qualcuno sotto l'influsso della Malìa.
Questi... » Il primo livello d'innata emerse dai miei occhi, il potere ancora insignificante vibrava sotto le mie palpebre. Schiusi gli occhi e la "cicatrice" più scura, quella venatura d'aureo materiale incupito, riluceva per ossimorico contrasto con la brillantezza quasi luminescente dei globi ardenti e lucenti d'oro fuso che troneggiavano sul mio volto con bellezza tale da mozzare il fiato. Guardai rapidamente ogni ragazzo e l'unica ragazza, resistendo all'impulso d'attivare la Malia, impulso che per necessità era divenuto praticamente incondizionato.
M'avvicinai al ragazzo genuino che mi aveva domandato di mostrargli la mia forza. Quelle sue spalle larghe, quella sua sicurezza, quei fasci di muscoli che gli avvolgevano il corpo donandogli quella stazza e quel peso fuori dal comune, ora per lui non erano nient'altro che una cosa che andava a suo sfavore.
Mi avvicinai calmissimo, come se far cadere sotto i colpi del mio fascino qualcuno fosse una cosa quotidiana. Lo guardai per cercare ancora il suo assenso, lo trovai. Gli presi con la mancina il mento tra indice e pollice, facendogli alzare tutto il volto in mia direzione. I miei occhi lo squadravano ancora con assoluta vanità, assoluta consapevolezza del fatto che la sua carotide palpitava a pochi millimetri sotto i miei polpastrelli.
La forza del basilisco s'insinuò nel mio sguardo, attraversò l'aere che divideva me ed il mio opponente e si insinuò nel suo sguardo bicolore ed impotente.« ...Sono gli occhi d'un accolito. Un principiante, e guardate ciò di cui sono capaci di suscitare da chi è soggetto della mia arte, verso se stesso. » Immobilità. Un apprendista del Basileus non era capace di nulla se non di suscitare confusione, portando il nemico in una trance che s'interrompeva con l'immobilità, certo, avrebbe potuto voler tirare un pugno al suo compagno di banco ma per me era cosa più che semplice controllare le intenzioni di un giovincello tale.
Non lasciai andare la presa sul suo collo, la sua mascella s'era probabilmente irrigidita, era una statua. Pietrificazione, paura tale da pietrificarti. Era quello che riuscivo a far montare nell'animo nemico, in me avrebbe visto il Re dei Serpenti, Austero, Regale, Mortale.
Allungai ambedue le mie braccia alla cieca per prendere i polsi dell'altro e stringerli in una mano sola. L'assoluta assenza di Sè in quella stanza sarebbe stata chiara anche agli altri nonappena avrebbero notato il suo non reagire agli stimoli, di nessun tipo. C'era coscienza, sì, ma non c'era volontà di muoversi. « Paura per prima. »Quindi avrei attivato il secondo livello dell'innata tenendo salda la presa sui suoi polsi e sul suo mento, non ci sarebbe stato modo di liberarsi dalla mia stretta. Era curioso vedere come si sarebbe provato a divincolare, da lì in poi in maniera sempre più tristemente violenta, evitando di ferirmi. « Rancore e Collera. Odio. Livello da Chuunin. » Sibilavo in direzione del demone che avevo incatenato, nonostante fossero parole dirette a tutta la classe. Nick avrebbe disprezzato quella stupida dimostrazione che alimentava il mio ego. Supponevo avesse già digrignato la mascella, gli sparavo in mente come fucilate milioni di immagini cruente, crudeli, di un se stesso che non v'era, nel suo intimo era convinto d'essere quell'essere grottesco che gli dipingevo come un suo nemico. In poche parole è come descrivere un Albero come un essere che vive inaridendo il terreno, rubando senza remore cibo a piante più fragili che morivano poco dopo a sua causa. Oppure che allungava i suoi rami avidi verso il cielo, sfidandolo, privando della luce chi gli era più in basso. Aveva già desiderato farsi del male, ma io lo tenevo, la tortura si protraeva. Era legato ed in gabbia. « Rabbia. La più Pura che a questo mondo esiste. Jonin. » Non credo fosse più padrone delle proprie azioni, l'avevo sottoposto ad una tortura mentale prolungata ed orribile. Desiderava fare qualcosa ma non poteva farlo. Era costretto a guardare immagini che avrebbero fatto sbiancare il più coraggioso degli Eroi, desiderava togliere lo sguardo, togliersi dalla mente quell'idea di sè, smettela di vedersi sgozzare senza pietà infanti che, gemevano ed ansiamavano annaspando nel sangue che da loro sgorgava vermiglio, raccogliendosi in una pozza scarlatta. Più guardava e più si convinceva che ciò che aveva fatto era stato compiuto per propria mano, tutta l'ira che ora provava, la incredibile voglia di trucidarsi, l'incredibile ossessione che aveva della morte ora si faceva viva in sè. Non c'era peccato di cui non s'era macchiato, ed il codice d'onore che si imponeva - secondo mio illusorio consiglio - non vedeva nient'altro di più sbagliato. Vedevo nei suoi occhi il riflesso della perdizione, quel brandello di coscienza che ancora aveva stava urlando, disperato.« Furore. Furia. Stadio Ultimo. » E quell'ultimo filo che lo manteneva al senno si ruppe, si spezzò. Avevo osato troppo, se nick l'avesse saputo mi avrebbe sfidato? Oh, lo speravo. Il Quarto livello era liberato. « Regredisci, Bestia! » Gli urlai contro, trionfante, vedendolo privo d'ogni capacità di ragionare. Salivazione eccessiva, respiro affannoso, battito accellerato. Paura, Odio, Rabbia e Furia tutte in un sol corpo, nella forma più concentrata, più avvilente. Gli avrei scavato l'animo, lasciando solo un animale folle a salvaguardare quel corpo. L'avessi liberato si sarebbe avventato verso qualcuno dei suoi coetanei, o verso di sè, finchè non si fosse trovato a terra, o uno o l'altro. Irrimediabilmente ferito o Morto. Le vene sulle tempie di lui martellavano forte nei miei orecchie, la furia inarticolata era palpabile. Io tranquillissimo, una maschera di gelo. Già dal secondo livello avrebbe voluto liberarsi dalla mia morsa al costo di slogarsi anche entrambi i polsi, ma la mia abilità era tale da non permettergli nulla più di una sgomitata nel vuoto attorno a lui.
Fine dello spettacolo. I miei occhi si spensero, la presa si sciolse e il Kinjutsu si sbrigliò la vittima lasciandola ansimante. Sarebbe stato sconvolto, non m'ero realmetne trattenuto. Avevo ostentato troppo il mio essere superiore a loro in una maniera Incommensurabile, incolmabile. Mi ravviai indietro i capelli disegnando in aria un balletto argenteo e setoso con gli stessi.« Domande? » Non una goccia di sudore imperlava la mia fronte, non una irregolarità nel mio respiro. Ciò che avevo trasmesso al mio nemico, tutte le scene cruente, tutto l'odio e tutta la furia incontenibile, erano parte di me. Ero indifferente a certe cose, oramai.
Rivolsi un ultima occhiata in pena a quell'essere martoriato, viilmente frustato, colpito con tizzoni ardenti al suo organo di pensiero. Ridotto in passività assoluta.
CITAZIONE Malia del Basilisco Villaggio: Kiri Posizioni Magiche: Nessuna Descrizione: Dopo l'attivazione dell'Occhio del Basilisco, ed il successivo impiego della Malia del Basilisco, chiunque entri in contatto visivo con l'utilizzatore (ovvero che abbia gli occhi del basilisco entro il proprio arco di vista) subirà gli effetti della malia. La malia dura finchè non vengono soddisfatte le condizioni per la sua rottura. Chi la spezza ne diventa immune per il turno corrente e quello successivo. Essere soggetti alla malia significa dover rimanere perfettamente immobili alla mercè di chi la utilizza, a meno che non si decida di sottostare alle regole imposte per la sua neutralizzazione. Più l'utilizzatore è potente, più la vittima sarà portata a scegliere la liberazione violenta piuttosto che la sottomissione. Anche il raggio d'azione della malia dipende dalle capacità dell'utilizzatore. Tipo: Doujutsu Consumo di Chakra: Medio-Alto Primo Livello: La Malia del Basilisco può essere spezzata soltanto a queste condizioni: 1) Rinunciando a tutte le azioni offensive del proprio turno. 2) Infliggendo un danno almeno Medio all'essere vivente più vicino escluso l'utilizzatore della Malia. Secondo Livello: La Malia del Basilisco può essere spezzata soltanto a queste condizioni: 1) Rinunciando a tutte le azioni offensive del proprio turno ed autoinfliggendosi un danno almeno Medio. 2) Infliggendo un danno almeno Grave all'essere vivente più vicino escluso l'utilizzatore della Malia. Terzo Livello: La Malia del Basilisco può essere spezzata soltanto a queste condizioni: 1) Rinunciando a tutte le azioni offensive del proprio turno ed autoinfliggendosi un danno almeno Grave. 2) Infliggendo un danno almeno Critico all'essere vivente più vicino escluso l'utilizzatore della Malia.
Quarto Livello: La Malia del Basilisco può essere spezzata soltanto a queste condizioni: 1) Rinunciando a tutte le azioni offensive del proprio turno ed autoinfliggendosi un danno almeno Critico. 2) Uccidendo l'essere vivente più vicino escluso l'utilizzatore della Malia.CITAZIONE Bene, mi avete fatto fare un post xD di combattimento. Non importa. Ho molto apprezzato la curiosità di Ara ed il modo celere di rispondere qui in Accademia. Ciò denota una sua voglia non comune. Mi spiace d'aver trattato il tuo pg così, capita.
Kisame è bocciato, è scaduto il tempo.
Che postino gli altri che ancora non hanno postato per rispondere alle domande hce ho fatto nel post di prima. Posti anche di nuovo Idate per descrivere le sensazioni della Malìa, seguendo le traccie che gli ho dato. Eisuke puo' e non può rispondere alla domanda da me posta agli altri, dato che puo' aver capito le domande da me fatte in base alle risposte degli altri.
Tempo tre giorni per rispondere, Poi si boccia.
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