narrato
parlato rosso
pensato verde
Il primo giornoLa notte stava lentamente dissolvendosi nel bagliore del primo mattino tra la nebbia di kiri, quando kevin si svegliò improvvisamente e balzò fuori dal letto. Guardò fuori: era ancora troppo presto, ma il ragazzo era impaziente; infatti oggi per lui sarebbe stato il primo giorno da studente dell’accademia. Finalmente poteva realizzare il suo sogno: diventare uno shinobi e seguire la sua ambizione. Kevin è orfano, perse entrambi i suoi genitori all’età di 3 anni e ancora non ha saputo nulla sulla loro morte, nonostante si fosse affannato disperatamente nel corso degli ultimi anni a reperire ogni sorta di informazioni riguardanti coloro che lo avevano dato alla luce. Ma non c’era stato nulla da fare non era riuscito a sapere nulla, apparte che suo padre era un importantissimo ninja originario di konoha trasferitosi a kiri che aveva creato l’organizzazione dei sette spadaccini della nebbia e che sua madre era stata il più importante ninja medico del paese. Kevin viveva solo nella casa lasciatagli dai sua genitori e non era molto avvicinabili né dai suoi coetanei né dagli adulti che provavano a comprenderlo e ad aiutarlo. Egli aveva un completo rifiuto degli altri, gli sembravano così felici, troppo rispetto a lui, alla sua condizione. Inoltre sovente si trovava a fronteggiare uno stato fisico e mentale che ancora non riusciva a comprendere né a descrivere che lo terrorizzava e gli faceva temere di poter far del male a qualche innocente. Per questi motivi Kevin aveva vissuto da solo per tutto questo tempo nel corso del quale si era allenato duramente e senza tregua per raggiungere un livello almeno dignitoso nelle poche tecniche che li era stato possibile apprendere da autodidatta.
Destatosi dal torpore del sonno, che questa volta in realtà non era stato neanche sereno, turbato com’era dall’avvicinarsi del momento tanto atteso, Kevin gettò uno sguardo triste alla lettera che giaceva sul comodino accanto al suo letto; non aveva mai avuto il coraggio di aprirla, di leggerla. Non sapeva nemmeno da chi fosse stata scritta. Dopo essersi adeguatamente preparato, mentre si asciugava il viso dall’acqua, sul suo volto comparve un sorriso beffardo a metà tra l’amarezza e l’ilarità.
Sono già pronto eppure mancano più di tre ore all’inizio della lezione…Sgattaiolato via dal bagno si soffermò per un attimo ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio; i suoi occhi verdi splendente si soffermarono ad osservare prima i suoi capelli biondi con quel taglio un po’ particolare, poi scesero lentamente e progressivamente dall’altro verso il basso analizzando tutti i dettagli dei suoi vestiti, lasciatigli dal padre: il collo della sua maglia più interna era abbastanza alto e giungeva a lambire la giuntura non troppo marcata del suo mento e del suo collo. Il colore nero di questa maglia faceva grande contrasto con la pelle bianca come la luna di Kevin. Sopra quella maglia tanto scura ecco che compariva fiera la giacchetta bianca con le finiture verdi, a cui kevin era tanto affezionato. Non era un capo di grande qualità ma era stata la giacca che il padre aveva comprato in vista dell’iscrizione del figlio all’accademia con sorprendente anticipo, ed era imbottito a sufficienza da non far patire a kevin il freddo del rigidissimo inverno di kiri nonostante questo giubbottino fosse smanicato e lasciasse che la manica lunga della maglia nera fornisse una copertura alla pelle candida del ragazzo. Ad un certo punto le maniche di questa maglia erano sollevate giusto il necessario per far comparire le fasce bianche che ricoprivano entrambi i suoi avambracci a partire dalla loro metà e terminavano in prossimità del principio delle unghie delle sue mani. Queste fasce erano indossate da kevin perché in una foto da lui conservata si poteva vedere come il padre ne facesse uso. Arrivato solo a metà della sua ispezione, un sorriso molto simile al precedente fece capolino sul volto di Kevin.
Mamma sarebbe orgogliosa di come sono preparato, non c’è nulla fuori posto. Anche papà sarebbe fiero di me, vedendomi indossare questo giubbotto.Il ghigno sfocò gradualmente in un moderato sorriso, al comparire del quale kevin rimase alquanto sorpreso. Era infatti rarissimo che il ragazzo sorridesse. Poggiatosi sul letto per meditare di questa incomprensibile serenità Kevin cadde addormentato in un sonno leggero pronto a spezzarsi proprio nel momento più opportuno.
Al suo risveglio, Kevin in preda all’agitazione, constatò con sollievo che era i tempo per recarsi alla sua prima lezione all’accademia: gli era capitato tantissime volte di immaginare i suoi compagni o il suo sensei, di preparare il suo discorso, ma ogni volta il suo pensiero si era interrotto distratto da qualcos’altro. Questa volta a distogliere Kevin dalle sue riflessioni fu il fermento che ormai si era impadronito di lui, completamente in balia della sua stessa fibrillazione. Un ultimo sguardo allo specchio e via, Kevin varcò il portone della sua casa e uscì alla luce che avrebbe illuminato il suo primo giorno da ninja del villaggio della nebbia.
Uno dopo l’altro con un ritmo quasi frenetico i passi di Kevin si susseguivano irregolari, agitati, irrequieti. Per la prima volta nella sua volta il ragazzo era eccitato, felice. Osservava tutti coloro che fin ora avevo invidiato e odiato con atteggiamento bonario quasi in pena vedendo gli uomini di kiri affaccendarsi nei loro lavori. Kevin era totalmente al di sopra del reiterarsi dei ritmi quotidiano, per lui questo giorno era speciale.
Edited by Naruto___kun - 25/10/2007, 15:44