| “La notte è cupa, tenebrosa, è piena di misteri. Ma è anche rilassante, riposante e qualche volta divertente. Io, comunque, preferisco il giorno”.
Ebbene sì, Gabrisame preferiva il giorno. Forse perché durante il giorno si lavora, si fatica per guadagnare. Forse perché il giorno è una sfida, anche se, qualche volta, ti sorride. Forse perché non c’era un motivo per pensare una frase così. Pensando, pensando, si stiracchiava e guardava la sua stanza; era appena sveglio. Per lui era sempre faticoso alzarsi. Voleva rimanere nel suo letto, al calduccio, anche se era la stagione estiva. Quel giorno, però, sentiva il fresco odore della pioggia bagnata che ticchettava le foglie. Al ninja la pioggia è sempre stata simpatica e piacevole, purché lui rimanesse a casa a guardare fuori dalla finestra. Purtroppo questa volta non poteva guardare l’amabile immagine della pioggia fuori, perché lui non abitava più nella sua casa. Ormai, si era abituato al nuovo villaggio, aveva fatto anche delle conoscenze. Comunque cercava sempre d’evitare discorsi e pensieri sul suo passato. Erano ricordi amari, ma pur sempre ricordi. Quel giorno era particolare. Poteva essere l’inizio della sua vera carriera da ninja esperto: c’era l’esame Chunin. Una vera prova di forza, di bravura, d’intelligenza che può fare male. L’iscrizione, fatta qualche giorno prima, prevedeva che l’incontro si svolgesse in un’arena pianeggiante. Sicuramente, pensava Gabrisame, il terreno sarà fangoso, causa la pioggia. Il genin si era incluso nel torneo molto segretamente. Non voleva farlo notare a nessuno. Ma infondo chi si interessava di uno sfollato di Suna. Quei due amici incontrati, lo furono solo per una giornata, solo per poco. Il ninja si sentiva solo, ma questo gli dava più grinta. Finalmente si alzò e si vestì. Era pronto per andare al famigerato scontro, contro chi? Questo era il suo unico quesito durante la mattina. Il nemico poteva essere più forte, poteva essere un possessore di abilità innata, ma poteva anche essere debole o incapace. Troppe domande, poche risposte. Non era tanto agitato, sapeva di poter contare sulle sue capacità, anche se qualche volta potevano essere inefficaci. Indossò l’armamento e guardò la sua nuova spada: probabilmente inutile, probabilmente vantaggiosa. Successivamente fece colazione, cercando di scegliere degli alimenti che gli avrebbero conferito più energia. Uscì. Inizio a guardare fuori; deserto. Pioveva ed era pure un giorno di riposo per i cittadini di Konoha. Il cielo era scuro e le nuvole accompagnavano i suoi passi cadenti. Nonostante tutto era contento che non ci fosse trambusto in città. Poteva riflettere un po’ ed esaminare come avrebbe affrontato il nemico. Testa bassa e mani nelle tasche. Così si avviava verso l’arena non troppo distante. Dopo qualche minuto vide l’ingresso dell’arena. Adesso qualcosa formicolava nel suo stomaco. La pressione e l’emozione lo fecero sorridere. C’era un ragazzo già lì. Sembrava un 15enne e lo guardò scrutandone tutti i particolari. Una cosa che lo spaventò fu l’arma che maneggiava: era una falce a tre lame. In confronto a quell’oggetto, la sua spada sembrava un giocattolo. Avvicinandosi al centro del campo di battaglia, vide anche il jonin che lo fissava. Gabrisame si fermò e disse: Possiamo iniziare a combattere, o c’è bisogno delle presentazioni?
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