| • iriDessaH • |
| | Era ancora sdraiata a terra, Asami, stanca ed ansante. Gli occhi socchiusi, con non poco sforzo cercò di tirarsi su, mettendosi seduta, le ginocchia vennero portate al petto e le braccia andarono a cingerle, il mento venne appoggiato su di essere e le labbra vennero chiuse cercando di riacquistare una normale respirazione. Credeva fosse quasi impossibile, era stremata, sfinita. Da come si sentiva avrebbe potuto dormire per giorni consecutivi senza svegliarsi. Ma doveva cominciare a farsi l’abitudine, durante un combattimento non si sarebbe potuta riposare, avrebbe dovuto continuare ad essere lucida e presente allo scontro, un attimo di distrazione e sarebbe morta. Senza dubbio. Doveva allenarsi a sopportare la fatica. Sotto questo aspetta Asami scarseggiava non poco. Non era l’unica che si era buttata a terra per la stanchezza, anche ad altri era successo, certamente questo non la consolava, non doveva mica adagiarsi sugli allori perché anche ad altri era successo, anzi, questa doveva essere una spinta a dare di più. Sempre di più. Un ninja deve dare sempre il massimo di se stesso, delle sue capacità, della sua vitalità. Non deve mai arrendersi, deve sempre continuare a combattere, non deve mostrare stanchezza all’avversario. Sarebbe un passo falso, quello. Gli occhi corsero ai suoi compagni prima di tornare al Sensei che, silenzioso, aveva assistito a quello spettacolo. Divertente? Mah, insomma. Sicuramente non era uno spettacolino comico, ma sarebbe stato buffo vederli a terra stanchi morti. Ehy? Asami? A terra c’eri anche tu! La voce della coscienza, che fino a quel momento era stata silenziosa, rinchiusa nell’angolo più remoto del cervello della ragazza ora aveva ripreso il comando della ragione e aveva ricominciato a chiacchierare e a dire la sua per confondere la ragazza che, stranamente, questa volta non le rispose. Non voleva darle corda, alla coscienza. E’ solo un fastidioso indebolimento dello spirito. L’udito viene teso ad ascoltare il Sensei parlare anche se non si alza e non muove un passo in sua direzione, si, decisamente troppo stanca per mettersi in eretta postura. Sarebbe rimasta seduta ancora un po’, e se non ci fosse stato da fare del movimento fisico, sarebbe rimasta seduta ancora, e ancora. Fino alla fine del corso, a quel punto, se ce l’avesse fatta, sarebbe tornata dalla nonna, altrimenti si sarebbe sdraiata nuovamente sull’erba a guardare il cielo, riposando anima e corpo.
Poche tecniche? Tsk. Ringrazia il cielo che ho poco chakra, altrimenti te le facevo vedere io…le poche tecniche.
Era insopportabile, ma si sa, tutti Sensei sono così. Ma quel tono…davvero non riusciva a digerirlo, con la tale faccia tosta che aveva a fine corso, forse, avrebbe avuto addirittura il coraggio di dirglielo, di moderare il tono. Ma chissà come sarebbero andate le cose. Se glielo avesse detto avrebbe compromesso il suo esame per diventare Genin? Può darsi, forse era meglio tenere la bocca chiusa. Perlomeno fin quando non avrebbe stretto tra le mani il copri fronte, a quel punto gli avrebbe detto tutto quello che pensava. Tutto quanto, non si sarebbe fermata fino a quando non si sarebbe svuotata del tutto. E, la cosa buffa, era che non avrebbe messo più a repentaglio la sua carriera ninja, quindi per ora era meglio tenere la bocca serrata e continuare a fare buon viso a cattivo gioco, altrimenti sarebbe andato tutto a suo discapito. E non era certamente quello che voleva.
Un altro compito?
Un leggero sbuffo uscì dalle labbra di Asami, più per stanchezza che per altro, in fondo era li per imparare, non poteva permettersi di fare i suoi comodi. Non si mosse da quella comoda posizione, anche se il cuore aveva rallentato i battiti e la respirazione era tornata quasi regolare. I capelli, legati nell’alta coda fatta in fretta e furia, erano davvero elettrici. Mentre effettuava la tecnica della prigione acquatica si era data un’occhiata nell’acqua del fiume, era davvero inguardabile. Sembrava un barboncino spelacchiato. La frangia era stata tirata dietro l’orecchio per non darle impiccio davanti agli occhi e ora ascoltava il Sensei parlare.
Doti strategiche? Perfetto, quindi è un esercizio di teoria. Sono già abbastanza stanca, mi ci serviva pure un altro esercizio fisico. E bravo Sensei, mi hai letto nel pensiero!
Sorrise tra se e rimase ad ascoltare, insomma quell’esercizio era un suo classico, a quanto diceva lo chiedeva a tutti i suoi allievi. Sarebbe stato facile? Se la sarebbe cavata? Doti stragiche…mpf. Non eccelleva in quell’ambito. Ma ad un ninja erano necessarie, se non vitali. Doveva imparare a sviluppare non solo il fisico, ma anche le doti intellettive, o in combattimento sarebbe stata schiacciata come una mosca morente. Era il momento buono per farsi dare qualche dritta, si sarebbe dovuta impegnare parecchio per riuscire a tirare fuori dal suo cervello un ragionamento decente. Non ottimo, decente. E il Sensei che avrebbe detto? Uff. Non era una bella situazione. Si rese conto che, inconsciamente, ora desiderava fare qualche esercizio fisico pur di saltarsi quel compito. Ma non era possibile e sarebbe arrivato il momento di farlo, meglio ora che in una situazione di vitale importanza. Rimase in attesa che il Sensei continuasse a parlare per spiegare loro di che tipo di esercizio si trattasse.
Immedesimarmi in uno scenario?! Oh mio dio. Sono seriamente nei guai. Non penso di riuscire a superarlo…
Ehy, Asami, vuoi diventare un ninja o meno? La vocina nella sua testa aveva ripreso a parlare cercando di tirarle su il morale, stava perdendo la pazienza, Asami. Non riusciva ad immaginare che ci sarebbe riuscita, non riusciva a focalizzare la vittoria finale. Era sicura di non farcela. Stava perdendo la fiducia in se stessa, e…non era un bene. Né per lei né per gli altri. Neanche un movimento da parte sua, che, ancora seduta a terra, si abbracciava le ginocchia stringendole al petto. Come un bambino in preda al panico. Chiuse gli occhi quando il Sensei tornò a parlare cercando di immaginare il posto in cui si sarebbe dovuta trovare per fare l’allenamento strategico. Non fu difficile immaginarlo, anzi tutt’altro. Infatti il Sensei aveva scelto un luogo molto simile a quello dove si trovavano, un campo erboso. Bene, fino a li c’era riuscita, non sembrava difficile, ma cosa lo avrebbe reso di livello superiore? Un qualche attacco immaginario da parte di qualche fantomatico ninja? Esattamente, allora vedi che quando vuoi sei addirittura perspicace?
Vocina?! Ti stai zitta?! Sto cercando di concentrarmi!
Gli occhi erano serrati e la fronte era corrugata per lo sforzo di creare, nella sua mente, un luogo dettagliato. Ebbene, il primo esercizio consisteva nell’individuare una difesa e un eventuale attacco ad un ninja del suono che ci attacca con la tecnica dell’Onda Stordente. Non aveva mai sentito un tecnica simile, prima d’ora. Ma fortunatamente la spiegazione del maestro non tardò ad arrivare. Pensava di aver capito, ma non sapeva proprio come muoversi. E poi? Che tipo di difesa avrebbe messo in atto? A quanto aveva detto il Sensei coprirsi semplicemente le orecchie con entrambe le mani non sarebbe stato sufficiente. Quindi l’unica soluzione era…era…ecco, Asami stava andando nel pallone, no, doveva rimanere lucida. Se si fosse bloccata non sarebbe stata più in grado di andare avanti, e non sarebbe stata in grado di superare il compito. Le sembrava di trovarsi all’esame per diventare Genin. Ma insomma, quello era un allenamento o no? Non è che il Sensei aveva sbagliato gruppo? Beh, non era il momento di pensare a certe cose, doveva concentrarsi. Concentrazione…concentrazione, Asami, concentrati! Sospirò e cercò di eliminare dalla testa tutti i pensieri, di escludere ogni qualsiasi distrazione che poteva provenire dall’esterno. Doveva essere solo lei e il fittizio ninja del villaggio del Suono. Allora, se una volta lanciata la tecnica non si sarebbe potuta difendere, avrebbe dovuto trovare un modo per bloccare la tecnica sul nascere, non poteva permettere di far concludere i sigilli. Doveva muoversi, doveva fermarlo. Si, ma come? Tirandogli qualcosa? Un Kunai? Non era sbagliata come idea, ma sarebbe bastato un semplice Kunai a fermarlo? Probabilmente no, ma avrebbe comunque avuto il tempo di fermarlo, magari…avvicinandoglisi e sorprendendolo con una tecnica, oppure soltanto con un potente calcio, che sicuramente verrà parato. Ma non è un problema, l’importante è che la tecnica non venga effettuata. Non era sbagliato, come ragionamento. Ma sarebbe bastato al Sensei? Proprio mentre cercava di concentrarsi e di elaborare qualcosa di più complesso per stupire il maestro un ragazzo comincia a parlare spiegando la sua tesi. In effetti le due erano molto simili, ma che ci poteva fare? Era l’unica cosa decente che le era venuta in mente dopo il “darsela a gambe fuggendo il più lontano possibile dal ninja”. Quindi non avrebbe modificato un bel niente, anche perché, ripeto, Asami nelle doti strategiche è davvero una frana senza rimedio. Il secondo esercizio era sempre di tipo strategico, molto simile al primo se non per la difficoltà più elevata e per una maggiore dose di concentrazione che le sarebbe servita per riuscire a farsi venire in mente una difesa ed un attacco sufficienti. Si trovavano ancora in quel prato erboso, ma questa volta i fittizi ninja sono in due. Due contro uno.
Bene, questa volta non sarebbe una cattiva idea, darsela a gambe sul serio…
I ninja sono di Kiri, proprio il villaggio di Asami! E, incredibile da credere, uno possedeva esattamente la stessa tecnica che conosceva Asami, quella del Geyser Respingente. Sarebbe stato divertente batterlo. Uno dei due ninja attaccava con la tecnica del Geyser e l’altro, qualche secondo più tardi, avrebbe tirato in nostra direzione tre Kunai. Beh, non è poi così difficile, Asami conosceva come le sue tasche la tecnica del Geyser respingente, essendo una delle tecniche in suo possesso. Quindi che fare? Semplice. Riconoscere in tempo i sigilli, e questo era una cosa da niente per una che conosce la tecnica del Geyser Respingente, dopodiché..imitarla e mixare difesa e contrattacco. Ovvero, i due getti d’acqua si sarebbe incontrati a metà strada e si sarebbero annullati a vicenda, oltretutto, se fosse stata fortunata e il suo avversario fosse stato più debole, il suo getto d’acqua sarebbe stato più potente annullando completamente quello avversario e addirittura colpendolo. Per quanto riguarda i tre Kunai lanciati dal secondo ninja sarebbe bastato arretrare con qualche capriola ben assestata. A quel punto sarebbe stato conveniente moltiplicarsi, e mentre il ninja sarebbe stato impegnato a eliminare le tre copie mandategli di fronte la vera Asami, da dietro, gli avrebbe assestato un bel pungo tra capo e collo. Non voleva cantare vittoria, ma pensava di esserci arrivata, alla soluzione. Aspettò che il ragazzo terminasse di parlare poi prese la parola attirando l’attenzione del Sensei.
La prego di non essere troppo severo, in doti strategicche scarseggio un po’…
Avvertì il Sensei, bel colpo Asami, perlomeno era stata sincera fin da subito. Un occhio venne socchiuso e una mano venne portata dietro la nuca in chiaro segno di disagio. Cercò di riacquistare un po’ di dignità e inizio a parlare.
Mmmh…allora, per quanto riguarda il primo esercizio io avrei pensato a questo: il ninja ci attacca con la tecnica dell’Onda Stordente, visto che, come lei ha spiegato, non è possibile difendersi dalla tecnica coprendosi le orecchie con le mani ho dedotto che una volta che la tecnica è stata iniziata non è possibile difendersi in alcun modo, quindi bisogna per forza impedire che la tecnica venga eseguita. Ho pensato che sarebbe opportuno lanciargli un Kunai, o uno Shuriken, che sicuramente verrebbero parati dall’avversario, ma che gli farebbero perdere la concentrazione adatta per eseguire la tecnica e che gli bloccherebbero la successione dei sigilli. Dopodiché mi avvinerei e gli darei un bel calcio sul viso mandandolo a finire a terra…
Seguirono attimi di silenzio in attesa di una reazione da parte del maestro. Si sarebbe accontentata anche di un semplice cenno del capo. Ma continuò.
Per il secondo esercizio ho pensato al seguente svolgimento: Il primo ninja ci attacca con la tecnica del Geyser Respingente. Tecnica che io conosco. Quindi, riconoscerei i sigilli, e lo imiterei difendendomi e contrattaccando con la stessa tecnica. Difendendomi perché i due getti d’acqua si incontrerebbero a metà strada e si annullerebbero a vicenda, e se sarei fortunata che il mio getto fosse più potente di quello avversario potrei anche colpirlo e ferirlo. Per il secondo ninja che ci tira i tre Kunai, ho pensato ad indietreggiare con un bello slancio effettuando qualche capriola alla rovescia. Mi moltiplicherei in aria e, mentre il nemico, sarebbe impegnato ad eliminare le tre mie copie, io lo sorprenderei da dietro assestandogli un bel pugno sulla nuca, facendolo cadere a terra.
Beh, certamente non era degno di un Jonin, però era pur sempre qualcosa. Dall’essere sicura di non farcela a riuscire, addirittura, a completare entrambi gli esercizi era chiaramente un grosso passo avanti e, per lei, era già una vittoria. La vocina della coscienza l’aveva aiutata a non perdere la fiducia in se stessa e la concentrazione necessaria a risolvere i dilemmi. Questa volta, Asami, le doveva essere del tutto riconoscente. Rimane silenziosa osservando il Sensei dal basso verso l’alto, sul volto della ragazza si poteva chiaramente leggere un’espressione poco convinta. Ma non le interessava cos’avrebbe detto il Sensei del suo svolgimento, per lei era già tantissimo, quello che aveva fatto. Anche se avrebbe dovuto continuare ad allenarsi.
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