Un, Due, Tre, Stella! Vi giuro che quel demone sembra sempre più vicino.

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Sasshi
view post Posted on 6/1/2010, 18:02




CITAZIONE

Legenda
Narrato
Parlato.
»Pensato.«
Parlato altrui

CITAZIONE

Storia



Cronache.

Il Giorno soffre la svista.
Ombre silenziose si scoprono.
Occhi sereni fissano la soave luce,
Infischiandosene solo dell'oscurità.
Scende il silente suono sugli sciagurati sassi.






Il blu di Kiri era cambiato. L'acqua aveva assunto il colore rosso, rifiutando così la natura del proprio paese. I filamenti di sangue che, prima, sembravano una decorazione nei fiumi, avevano assunto la forma opposta, lasciando poco spazio agli ornamenti azzurri. Cosa diavolo erano quelle cose?! Come s'erano formate? Non posso e non riesco a descriverle. Ne ho paura.

Nel rifugio, le notizie miste a leggende giravano come il terrore. Alcuni sostenevano che il Diavolo in persona li aveva mandati e il nostro Dio, per punirci, li aveva lasciati fare. Le solite cavolate. Altri ne parlavano con aria dotta, parlando di un esperimento andato male. Si diceva che Kiri voleva un esercito potente e, per questo, aveva cercato di creare una medicina, con evidenti effetti collaterali.

Poteva esser vero, poteva esser falso, ma non sapevamo nulla di nulla. A me parevano solo grandi sciocchezze, prima di tutto perché non sapevamo dov'era nato il fenomeno. Secondariamente perché le persone si inventano cose per sembrare persone intelligenti. La verità era un'altra.


Lo ammetto, non riuscivo a contenere la mia grande forza in un corpo solo e cinque anni fa, ho trasferito il chakra in un corpo morto. Non so come, non so perché, ma questo corpo si è animato ed ha cominciato subito a correre. Forse il mio chakra ha qualcosa di speciale. Chissà!

Così la gente mi guardava allibita, tra il patetico e il drammatico. Come dimenticarsi poi, la storia del piccione inventata due giorni dopo il fatidico Giorno. Per non parlare della storia delle api e dei fiori, detta dopo ventiquattro ore. Poi basta, prima era troppo presto per scherzarci su.

Mi voltai, feriti gravi erano distesi su massi ed eran bendati alla bella e meglio.
Forse era ancora un po' troppo presto.
Così mi accinsi a portar gioia e ottimismo dove ormai non ve n'era più.


Suvvia che lo ritroviamo il tuo braccio.

Dissi calorosamente ad una persona che aveva perso l'arto superiore sinistro, ben consapevole che, anche se l'avessimo ritrovato, altro non sarebbe servito che come supporto per una buona tazza di Thè.
E ci speravo.
Il sentimento "d'amore" non fu ricambiato e lo straniero pensò bene di farmi allontanare. Ah, mondo ingrato!
Dopo quella disgrazia, c'eravamo allontanati da Kiri ed eravamo a due o tre chilometri dal villaggio. Purtroppo le macerie del paese fornivano un nascondiglio fin troppo evidente per i demoni che ci avevano invaso. Inoltre i civili avevan bisogno di un luogo sicuro. Non potevano stare in balia di quei mostri.

Quel che si sentiva di più era la fame. Ci nutrivamo con la selvaggina cacciata nelle vicinanze, ma ciò non era mai a sufficienza per tutti. Perciò noi ninja, a turno, saltavamo pranzi e cene, lasciando sfamare i superstiti. L'acqua era recuperabile grazie alle tecniche del villaggio. Usando il chakra si riusciva a filtrare l'acqua dal sangue e a renderla il più pulita possibile.


Cough, cough. Cough, cough.

Il freddo si faceva sentire e batteva sugli ormai vestiti stracciati che la maggior parte delle persone avevano. In più non sapevamo se quei demoni erano infetti e potevano attaccare qualche malattia. Eravamo, praticamente, in loro balia.

I morti erano così numerosi da non potersi contare nemmeno nelle lacrime delle persone. Alcuni venivano ritrovati nelle rive dei fiumi rossi, con organi fuori e il viso irriconoscibile. Nemmeno i parenti avrebbero potuto dir per certo che era un loro conoscente. Io stesso ero preoccupato per la mia famiglia. Li avevo accompagnati fino a fuori dal villaggio, ma poi avevo detto loro di scappare via di qua. Il dovere di un ninja era proteggere il proprio paese e, perciò, io dovevo restare.


Nike Kaguya. Nike Kaguya!

E così mi cercavano. Stavano interrogando tutti, uno ad uno, non seguendo un preciso ordine. Ah, mi toccava andare.

Nike Kaguya!

Ripeteva, come se avesse un disperato bisogno di me. Come dovevo dire a tutti che avevo finito la mia scorta di thè e non ne avevo più per nessuno? Io stesso ne ero in astinenza e sapevo cosa stavano passando tutti. Si trovava all'aperto, seduto su un masso.

Eccomi, eccomi. Stia calmo e non urli. Cosa vuole da me, un giovane di Kiri?

Giovane, per modo di dire. Aveva diverse cicatrici sulle braccia e un occhio sembrava esser cieco. I capelli corti e unti stavano dritti da soli e il volto contorto da una smorfia mi guardò dritto negli occhi. A dir la verità non lo distinguevo benissimo. La fiammata che avevo osservato tre giorni fa, mi aveva rovinato l'occhio.

» Che brutto. «

La prossima volta risponda subito! Non so se se n'è accorto, ma qui siamo in emergenza! Ci serve chiunque sappia combattere per riprenderci il nostro paese e salvare i superstiti. Lei sembra in perfetta salute e pronto a combattere!

In realtà sto morendo di fame e non ci vedo molto bene...
Etchiù!


Sciocchezze, tutti qui abbiamo fame, ma come vede non ci tiriamo indietro. Qui stiamo facendo il punto della situazione per capire di quante forze disponiamo. Cerchi di non distrarsi! Intanto la metto nella lista.

E sputò a terra. Un gesto grezzo quanto maleducato.
Sputai anch'io, così, per fargli compagnia. Mi guardò male, come se non lo avesse fatto pure lui.
Era impressionante, comunque, come le persone cercassero una organizzazione così efficiente. Eran passati solo tre giorni e già si erano fatti in quattro per riorganizzarsi al meglio, curare i feriti e fare un Team per riprenderci la nostra cara Kiri da quei mostri. Io stesso ero stato medicato da Coco.

Ad un tratto, un rumore. Tutti si misero in allerta e si guardarono intorno, sfoggiando le loro belle armi.


Scusate, mi è caduto un kunai.

Stupido! Se continui a fare del baccano e dei rumori del genere spaventerai tutti e ci farai scoprire! Mettiti in riga, Kaguya!

»Ma se tu stai urlando... qui altro che un paio di Kunai caduti.«

Si sa, in queste situazioni, dovunque ti trovi, è meglio lasciar perdere. I più anziani vogliono aver ragione e fan di tutto per tenersela, anche dicendo che la ragione è loro per le rughe maggiori che hanno sul viso. Bel vanto, insomma.

Ehm, sì, certo. Posso andare?

No, un momento, voglio sapere come hai raggiunto questo posto.

Con tanti passi.

Il tipo davanti a me sembrava innervosirsi sempre di più e non mi sarei stupito nel vederlo minacciarmi. Ma quel tizio tutte rughe e cicatrice sembrava avere un autocontrollo fuori dal normale, "a prova di Nike". Non che volessi provocarlo, intendiamoci. Con calma mi rispose e sembrava che ogni parola, ogni lettera, gli uscisse con enorme fatica da quella bocca.

Intendevo dire, Kaguya, che mi deve raccontare cosa è successo dal Giorno a questo momento. I fatti essenziali da cui potremmo ricavare qualche informazione. Non si metta in ridicolo e cerchi di non fare lo stupido, per una buona volta. È un Chuunin da parecchio tempo ormai, dovrebbe aver imparato le regole di come si sta al mondo! Ora si sieda e mi racconti.

» Ma, ma qui non c'è nessuna sedia. Ah, va beh, mi sporcherò. «

E quindi mi sedetti per terra, aggiungendo altro fango misto al sangue sui miei vestiti ormai distrutti.

Le racconto, le racconto. Era sera e il tempo sembrava troppo calmo per poter appartenere a Kiri.



CITAZIONE

Il mondo si prostrava al giovane che, così bello e fiero, voltava gli occhi alla luna. Era costellato da mille dubbi. Mostrarsi al popolo per quel che era, oppure continuare la sua vita da Chuunin? Forse, per l'umanità era meglio la seconda scelta.


Mi scusi. Stiamo parlando della stessa cosa?
Certo.
E parla di lei in terza persona?
Beh, ci sono tante persone che lo fanno. Mi rende una persona più seria...
Come vuole. Continui pure.


CITAZIONE

Una forte scossa di terremoto fece iniziare il tutto. Le mura di kiri furon risucchiate dalla sabbia, senza motivo. Il giovane eroe era determinato a sconfiggere il male, a spezzare quella sorte di dolore che come una catena stava stritolando Kiri, a partire dalla testa. Così prese il suo equipaggiamento, caricandosi l'enorme spada senza manico e le altre armi. Uscì di casa e quel che vide non fu che una lieve frattura di quel che oggi noi chiameremmo voragine. Non solo l'entrata principale era crollata, ma degli esseri di dubbia forma stavano nascendo dalla terra. Kiri, troppo carica dell'odio dei suoi abitanti, stava forse punendo le persone che tanto l'amavano?
Beh, il giovane non aveva visto odio tanto brutto, come quello che Kiri sembrava serbare per le persone del villaggio.

Esseri grotteschi, quasi demoni.

Così il ragazzo uscì, trascinando i suoi genitori fuori dalla casa, ma un essere nell'ombra era già in agguato. Dopo di che il giovane andò nel centro della città e, dopo aver ucciso parecchi mostri per conto proprio, incontro un essere lungo dieci metri, con coda e occhi di fuoco.


Etchiù! Scusi, devo avere un po' di raffreddore.
... è sicuro di stare bene?
Per diamine, non ha mai avuto un po' di influenza?
Sì, certo, certo. C'era qualcuno con lei?
Che diamine, sì. Non lo dica a nessuno, ma ho praticamente fatto tutto io.
Dissi annuendo e bisbigliando questa ultima parte. Il mio nuovo amico mi guardò, alzando sospettoso un sopracciglio.
Sono stato allevato sui monti, come nella leggenda di Son Goku... problemi? Mi lasci continuare, dannazione!


CITAZIONE

Beh, il giovane venne aiutato da due ninja di Kiri a tenere a bada i mostriciattoli. Lui se la vedeva con qualcosa di abnorme. È lì, in quel momento, che tirò fuori la spada e urlò:


I Have The Power!.
Tanta era la mia immedesimazione nella storia, che m'ero alzato per davvero, alzando in aria una spada invisibile.
Proprio così.


CITAZIONE

Dopo di che, con un feroce fendente, il giovane tagliò in due il mostro, permettendo agli altri di scappare.


[...]

Posso andare, ora?
Se ne vada, che è meglio. Avanti il prossimo!

Beh, che dire, pensavo proprio di avergli fatto una buona impressione!



CITAZIONE
Ot: Vero svolgimento dei fatti [x]
Ora, ognuno di voi dovrà andare a parlare con 'sto tizio, se vuole. O comunque deve descrivere come è arrivato qui. Potete gestire il Png, per ora, rendendo il suo comportamento verosimile.
Che altro dire? Penso nulla. Se avete domande, fatemele tramite msn xD.

 
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SakurinaChan
view post Posted on 10/1/2010, 23:17




Narrato
ღ Pensato ღ
εїз Parlato εїз
• Dan •




Il buio, il silenzio della sua camerina; il suo letto, le sue pantofole ed il suo pigiama; i suoi bellissimi vestiti, la finestra dalla quale poteva osservare Kiri. La nebbia, la neve; i tenui raggi di sole che si facevano strada tra le nuvole grigie. Il profumo di sale, i piccoli volatili che intonavano le loro canzoni. Avrebbe trascorso un’indefinita quantità di tempo a contare tutto ciò che le mancava, che non faceva più parte della sua vita. La prospettiva di tranquillità, serenità e benessere sembrava volerla appositamente scansare: non aveva fatto in tempo a tornare al luogo natio, che il vero e proprio Inferno si era abbattuto su di esso a distanza di qualche giorno. Il viaggio, i momenti passati a riflettere, la mattinata in cui aveva conosciuto Nike…erano così vicini, eppure apparivano lontanissimi. I secondi, i minuti, le ore, i giorni. Dilatavano, non si decidevano a velocizzarsi, a susseguirsi l’un l’altro. In compenso, un continuo fare questo e quello ed andare di qua di là, la teneva impegnata sempre allo stesso modo, facendo sì che si sentisse profondamente stanca, priva di qualsiasi briciolo di coraggio, quasi sull’orlo della disperazione. Ma doveva reagire, lei che era una kunoichi di alto livello, doveva dare il buon esempio, fare sì che i superstiti conservassero un minimo di speranza. Già, i superstiti. Ancora aveva in testa ciò che era successo tre giorni prima, il Giorno, come veniva chiamato dalla gente; solo che, fino ad ora, non aveva avuto neanche il tempo per pensarci: il suo dovere era assistere i bisognosi, curare i feriti, intrattenete i bambini, ricercare del cibo commestibile e tante altre cose. Era vero, per lei non c’era stato un attimo di tregua dal Giorno, poiché i demoni, i mostri, quegli esseri orribili che avevano fatto a pezzi qualunque cosa intralciasse il loro cammino, avevano assediato la città, costringendo la popolazione a rifugiarsi altrove. Il suolo umido, i fiumi rosso porpora, il cielo avvolto da quella strana coltre arancione era diventato il suo habitat. Odiava quella vista, il simbolo della situazione terribile che stavano vivendo, per questo preferiva restare con gli occhi chiusi, celando il Basilisco affamato di vendetta, ma spaventato da quel pericolo ignoto. La schiena appoggiata al tronco di un albero, le braccia avvolte attorno alle ginocchia e la testa affondata dentro di esse. Finalmente riposava, a qualche metro di distanza da quello che ormai poteva chiamarsi branco. Aveva bisogno dei suoi spazi, della sua intimità: l’eccessivo contatto con quegli sconosciuti la infastidiva, la portava a sentirsi esausta con poco. E la sua famiglia? Dove era finita in mezzo a tutto quel macello? Papà era un ninja anche molto abile, probabilmente era riuscito a fuggire altrove con sua moglie, lasciando la figlia in balia del destino una volta per tutte. Se solo ci fosse stata ancora sua madre, lei non l’avrebbe mai abbandonata. Sollevò il capo, accostandolo delicatamente alla superficie rugosa del legno. Due lacrime stavano scendendo dai suoi occhi, scavandole con dolcezza le guance rosee. Sospirò, iniziando ad arricciolarsi una ciocca di capelli con la mano destra. Avrebbe tanto voluto essere come la sua chioma dorata, la quale aveva la capacità di rimanere sempre liscia e splendente, nonostante i vari pericoli che affrontava. Macchè! Lei era nata per stare in mezzo ai guai, una calamita naturale per le sventure. Sbuffò profondamente, la testa che di nuovo si intrufolava tra le ginocchia alla ricerca di un cantuccio che la riparasse, che la facesse sentire al sicuro: doveva dimostrarsi forte e valorosa agli occhi degli altri, non poteva far notare così palesemente la sua fragilità. Mentre le lacrime continuavano a scendere, si chiedeva che cosa stesse succedendo a Kiri in quel momento; quanti esseri l’avessero assediata; se ci fosse qualche tratto incustodito, in modo da intrufolarsi per rubare del cibo. Si morse il labbro inferiore, assaporando per sbaglio una piccola lacrima. Fino a quel momento non le sarebbe mai passata per la testa l’idea di rubare qualcosa a qualcuno; tuttavia, date le circostanze, era inevitabile: benché la sua ferrea dieta la costringesse a mangiare in maniera sana, e quindi ad abituarsi a pasti piccoli, le bacche e le radici diventavano sempre più insufficienti a saziarla. Purtroppo, doveva ammetterlo, non c’era niente da fare. Anzi, potevano solo aspettare l’ennesima calamità. D’un tratto, una mano umana le si posò sulla spalla sinistra. Coco si riscosse immediatamente, dando vita ad una reazione piuttosto violenta: la mano destra bloccò quella dell’ignoto visitatore, dopodiché, spostandosi verso la propria sinistra, utilizzò tutta la forza che possedeva per gettarlo di colpo a terra. L’estraneo fece un bella capriola, atterrando violentemente di schiena, dolorante. La Koga approfittò di quel momento per sedersi sui suoi addominali, così che non avesse possibilità di fuga; la mano sinistra, nel frattempo, aveva già raccolto un Kunai dalla sacca e lo puntava alla gola del nemico. Il cuore palpitava forte, teso.

• Ouch! Coco, calmati perfavore. Sono Dan •


Quella voce, quel nome. Era sufficiente, poteva stare tranquilla. Sospirando di sollievo, si rese conto di quel che aveva appena fatto, vergognandosi immediatamente.

εїз Oh…scusami, non volevo…è che… εїз



• Tranquilla, ti capisco benissimo: nessuno riesce a stare tranquillo dal Giorno. Non che mi dispiaccia restare così, ma non è che potresti liberarmi dalla tua presa adesso? •


Oh cavoli, che imbarazzo! Senza rendersene conto, stare seduta sul suo addome, protesa in avanti per puntargli il Kunai alla gola…era a dir poco una posizione ambigua. Si tirò su all’istante, sedendosi di fianco a lui ed arrossendo terribilmente.

εїз Eheh, scusami, devo averti fatto molto male. C-come va l’udito? Spero sia guarito εїз



• Assolutamente si, le tue cure sono state a dir poco perfette. Sai, ti ho cercata per tutto l’accampamento, avevo bisogno di te •



εїз Ah, e cosa ti serviva? εїз



• Volevo approfittare della tua pausa per interrogarti sul cosa hai visto tre giorni fa’. E’ per raccogliere informazioni, lo sto chiedendo a tutti •



εїз Bene, chiedi pure. Sono a tua completa disposizione εїз



• Tanto per cominciare, vorrei sentire la tua esperienza durante la battaglia •


Uffa. Non aveva affatto voglia di narrare il suo Giorno, le faceva solo del male. Cercò di farsi forza, tanto prima o poi avrebbe dovuto farlo.

εїз E va bene. Mi trovavo su un ponte piuttosto vecchio, nella parte Ovest di Kiri, seduta sul bordo di esso. Dapprima ho avvertito un terremoto terribile nei pressi delle mura, la cui potenza è giunta sino a dove stavo, distruggendo il ponte a facendomi cadere in acqua εїз



• Ti sei fatta male? •


Ma che domande faceva?! Non era mica una bambina! Anzi, a dirla tutta, si sentiva molto più abile di lui.

εїз Mi fanno molto piacere le tue premure, davvero. Ma insomma sono una Chuunin! εїз



• Ahah, hai ragione. Continua pure •



εїз Sono atterrata tramite il chakra, e da quel momento ho cominciato a percepire qualcosa che non andava nella natura: era stranamente inquieta, tremava tutta, non l’avevo mai vista in condizioni del genere. Tranquillo, non sono pazza: sono addestrata a percepire bene ciò che mi accade intorno. Ho aperto gli occhi. Ho visto il cielo. Ho capito perché tirava una brutta aria. Esplosioni, grida, trambusto. Non ho potuto fare a meno di dirigermi verso il centro della città per vedere ciò che stava succedendo. Nell’avvicinarmi, oltre alle persone che tentavano di tutto pur di fuggire, ho sentito dei rumori più massicci degli altri e mi sono mossa in quella direzione, notando la presenza di un mostro molto lungo e corazzato. Lo stavano combattendo due persone che sono qui con noi, Aidro Normalce e Nike Kaguya; mi sono permessa di inserirmi in tale contesto, per dare una mano εїз



• Ah, menomale: la versione che mi ha raccontato il Kaguya era abbastanza confusa; per un po’ ho creduto che parlasse di cose inventate. Tsk, secondo me gli manca qualche rotella a quello; spero solo che non ci causi guai con la sua testa tra le nuvole •



εїз Ma no! E’ una persona in gamba, molto simpatico. E’ lui che ha sconfitto definitivamente il mostro di cui ti ho parlato prima: inizialmente lo abbiamo fronteggiato in tre, ma poi ci ha assalito un branco di esseri piccoli e neri, dotati di ali, artigli e denti affilati; molto simili a pipistrelli o locuste. A quel punto abbiamo optato per la fuga, poiché erano troppi. Tramite il Velo di Nebbia e dei cloni siamo riusciti a guadagnare terreno, seminando quella specie di pipistrelli; tuttavia, l’altro essere ci ha raggiunto, separando me ed Aidro da Nike. Mentre lui combatteva tale mostro, io ed Aidro abbiamo facilmente messo al tappeto altri quattro cani, se così possiamo chiamarli, che ci avevano sbarrato la strada. Ci siamo riuniti e siamo giunti da voi, osservando quel terribile spettacolo che ha indebolito l’udito e la vista di tutti, quasi. Tutto qui…Senti, hai detto che hai parlato con Nike…come stava? E Aidro? εїз



• Aidro non lo so, devo ancora raggiungerlo per interrogarlo. Nike direi che sta benissimo, anche troppo per i miei gusti •



εїз Ma poverino, perché ce l’hai con lui?! εїз



• Nah, lascia stare. Ho un’ultima richiesta e poi ti congedo: potresti descrivermi nei dettagli quello che ricordi delle creature che hai combattuto? Aspetto fisico, debolezze e queste cose qui •



εїз Dunque…la prima creatura era molto grande, più che altro in lunghezza; il colore che dominava era il marrone, anche se gran parte del suo corpo era protetto da delle placche molto resistenti: il dorso fino alla coda, la parte alta delle quattro zampe, la testa ed il collo…un’armatura unica, che si scalfisce appena con una Carta-Bomba; per il resto ha due occhi rossi e la sua arma principale è la bocca, abbastanza estesa e potente: era capace di perforare persino il terreno e le fondamenta degli edifici. La sua abilità principale è quella di potersi muovere sottoterra, localizzando le prede con chissà quale sistema di orientamento; la sua velocità è pari a quella di un Chunin ordinario, ma può diminuirla o aumentarla a suo piacimento, come ha fatto contro di noi: vedevo chiaramente che lo stavamo seminando, che non riusciva a starci dietro…però in un batter d’occhio ci ha raggiunto, non so come abbia fatto! Lo definirei indubbiamente il più pericoloso. Poi vediamo…ah sì: bestie piccole e nere che si muovono in sciami numerosissimi, tanto che è stato impossibile anche solo indovinare quanti potessero essere; inoltre possiedono dei denti e degli artigli molto affilati, che costituiscono la loro principale offensiva assieme a degli stridii molto acuti e fastidiosi: attaccano sempre in gruppo, così che è impossibile evitarli. Anche loro sono capaci di localizzare il nemico senza utilizzare la vista. Mmm…infine ci sono quei “cani”. Non hanno pelle né pelo, il loro corpo è costituito unicamente dal sistema muscolare, dove è possibile vedere il sangue che scorre; di pericoloso ho notato solo i denti e forse gli artigli…la loro velocità è piuttosto bassa, come quella di uno Studente medio. Ecco fatto, è tutto ciò che so εїз



• Direi proprio di sì. Ti ringrazio, sei stata fondamentale come al solito. Mi piacerebbe farti compagnia, ma devo andare ad interrogare gli altri. Vengo a cercarti dopo •



εїз Ok, allora a dopo εїз


Fece finta di essere sorridente, felice, fino a quando il rumore dei suoi passi sull'erba cessarono. Immerse nuovamente la testa tra le ginocchia, ricominciando il suo pianto silenzioso.

SPOILER (click to view)
Alla fine è tirato via, ma non avevo + voglia ><

 
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Vaalin
view post Posted on 11/1/2010, 00:39




Per motivi legati alla futura trama, ad Aidro la sua versione verrà chiesta da Dan, un uomo tutto sommato giovane, non oltre la trentina.
Nike è stato invece sentito dal ben più rigido Taki ed ha poi riproposto la sua versione a chiunque incontrasse.
 
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¬ I t a m æ «
view post Posted on 12/1/2010, 16:07






Ricordare una fine permette di iniziare un qualcosa..?



Fino a quando una persona poteva sopportare il dolore? Come poteva dissolverlo?

Aidro aveva ancora in testa le fiamme che aveva visto ieri, l'altro ieri o forse tre giorni fa, il tempo dopotutto era così importante? Ricorda ancora come il mondo intero sembrava andar contro di lui, che talmente spaventato non era neanche capace di muoversi. Perchè quella cosa doveva prendersela con loro? Aveva distrutto il villaggio come se non lo fosse stato abbastanza, probabilmente molte persone morirono. Lui rimase stordito per dei giorni, da poco riusciva a sentire bene grazie ai medici, mentre la vista gli dava ancora problemi.

Da dove spuntavano questi medici? Questo non lo sapeva bene neanche il kiriano. Era tra i Sopravvissuti, sdraiato su una branda in una stanza dove neppure un animale si sarebbe sentito a proprio agio, tra un luogo aperto e quella stanza -come tutte le altre del posto in fondo- non cambiava molto, tuttavia nei momenti di bisogno, persino l'uomo più viziato si adatta. Adattarsi però cosa significa? Non sentire più dolore, voglia di tornare alla propria casa, stanchezza, tristezza e un senso di miseria? No, per Aidro significava sentirsi in un'unica grande famiglia che vivevano insieme nella stessa "casa". Questa però è solo la teoria di una situazione così, la realtà invece era ben diversa. La maggior parte soffriva in silenzio, sapendo che se avessero liberato il proprio dolore in quel momento avrebbero rovinato anche la vita altrui e accrescendo il dolore stesso dei suoi conviventi.
C'era chi si fregava di tutto e pensava solamente a vivere per il suo bene, anche in quelle situazioni disastrate i ladri, gli sciacalli, gli stupratori e le belve varie non sembravano mancare.
Eppure nel complesso, ognuno provava a rendersi utile.

Aidro dal canto suo provava ad aiutare chiunque potesse, nonostante non era al meglio come chiunque altro. Vagava per i corridoi delle stanze quasi come un fantasma, aspettando che qualcuno potesse avere bisogno davvero d'aiuto. Poco prima aveva addirittura utilizzato la propria abilità innata per estrarre acqua dal sangue assieme a delle infezioni; la stessa acqua bisognava essere estratta dalle acque putride di qualsiasi cosa che la contenesse nei dintorni. Almeno quella volta, non era affatto inutile. Era l'unico del suo clan rimasto al suo villaggio natale, i suoi genitori sembravano spariti nel nulla, alla sua parente più fidata le aveva detto di portare via tutti verso Konoha, ma ancor il dubbio gli ravviva la mente. L'acqua era il cuore di Kiri, e della vita dell'uomo. Ora come ora riusciva a capire l'utilità della sua abilità dei Normalce, finalmente qualcuno poteva dire che Aidro era uno dei più importanti lavoratori del momento.

Non che lavorasse come un cane, anzi. Non gli costava molto controllare telepaticamente il liquido che riusciva a comandare, gli bastava solo pensare a dove dovesse dirigerla e come. Per questo fu quasi lieto di lavorare così, mentre quei penseri liquidi invadevano la sua testa, quelli più oscuri dovevano farsi da parte. Era diventato quasi famoso dopo quel Giorno.

Tornando a prima, ognuno si occupava di qualcosa. Chi si intendeva un pò di medicina assieme ai ninja medici si occupavano dei feriti, chi era resistente cercava della legna per difendere l'avanposto dal freddo della notte, chi si occupava di seppellire i cadaveri, e infine chi provava a formare un pò di organizazzione tra quello che rimaneva del paese. Uno di questi ultimi, tre albe dopo il Giorno, stava interrogando tutti per raccogliere informazioni sugli eventi quali nessuno conosceva le cause. Sembrava proprio che in quel momento toccò ad Aidro parlare. Un giovane uomo sembrava stesse girando per il posto cercando di non dar troppo fastidio gli altri. Aveva con sè un blocco di fogli tenuti insieme e una penna a piuma, che scriveva di rosso.
L'uomo sembrava volenteroso, e tutto sommato una brava persona, stava cercando proprio lui, quello che purificava l'acqua. Si fece trovare dagli occhi dell'investigatore, che chiamava il suo nome.


Sono io Aidro Normalce, mi dica.

Disse con tono benevolo, ma che comunque faceva tralasciare che il chuunin fosse stanco. L'uomo sorrise subito, felice di aver compiuto metà del suo lavoro.

Salve a te Aidro, tutto bene? Il mio nome è Dan.

Disse in una retorica quasi stupida e superflua. Ah, quanto avrebbe voluto tornare indietro il Normalce!

Faccio del mio meglio, finchè il mio corpo me lo permette, assieme ai miei nervi, sa, come tutti, sto tenendo duro. Cosa le porta da me?

Aveva intenzione di passare subito al dunque, preferiva riposarsi piuttosto che parlare con un compaesano sconosciuto.
Dan continuò quasi subito, anch'egli sembrava felice in quella piccolezza.


Si, in realtà si. Mi sto occupando di ottenere informazioni su quello che è successo quel Giorno. Ho appena finito di parlare con la tua amica, Coco. Le ho chiesto la stessa cosa che sto per chiederti...

Fece una piccola pausa, mentre il pensiero di Aidro andò subito alla ragazza e a cosa stesse facendo, e subito dopo a Nike.

Non li vedo da tre giorni ormai, spero stiano bene, o almeno un qualcosa che abbia lo stesso significato in una situazione come questa.

Puoi dirmi cosa è successo esattamente quel Giorno?

Doveva aspettarselo, dopotutto a chi importavano i sentimenti del ragazzo? Che importava che dovesse ricordare quasi tutto e rivivere ancora la catastrofe? Fece un lento sospiro mentre i muscoli stanchi si rilassavano, poi iniziò a parlare.

La mia storia inizia la sera stessa, mentre rincasavo un tuono preannunciò il crollo di una parte delle mura di Kiri. Le vidi cadere proprio avanti i miei occhi, mentre pensavo a cosa era successo e a cosa sarebbe accaduto dopo, con un villaggio senza mura. Ma ahimè ora so che quella era la cosa più stupida e insignificante, anche se dopotutto, io che potevo sapere quello che sarebbe accaduto da lì a poi?
Scoprii che un jonin di Suna, Shin Rukawa, era il colpevole della caduta delle nostre mura, quindi mi apprestai a combattere contro di lui e a provare a difendere il mio villaggio. Dopo inutili tentativi di attaccarlo il cielo iniziò ad annuvolarsi e a farsi carminio; così il jonin eresse una grande onda di sabbia provando a fermare l'avanzata della Piaga che aveva annunciato pochi secondi prima. Mi disse che Kiri non era più sicura e che dovevo far scappare quanti più cittadini possibili. Così feci. Dopo quella volta non lo vidi più, nè ho sue notizie, credevo fosse venuto per attaccarci, invece voleva proteggerci...


Riprese fiato, con ritmo poi andò avanti, mentre l'uomo avanti a lui scriveva con frenesia, a quanto pare le notizie del ragazzo sembravano interessanti, e non aveva tutti i torti.

Da lì all'invasione non passò molto tempo, ebbi solo il tempo di avvisare le persone per strada e la mia famiglia che metà villaggio quasi era già invaso da quelle bestie come predetto da quel sunese. Per capire meglio la situazione andai su un palazzo, quando una di queste bestie assalì la costruzione. Sembrava somigliare ad un cane, o almeno a qualche essere con quattro zampe. Eppure la sua stazza e la sua forza sembravano qualcosa di un altro mondo. Fui costretto a combattere contro quell'essere, ma agli inizi dello scontro un ninja dai capelli arancioni chiamato Nike mi diede man forte, assieme a Coco che arrivò poco dopo.
Insomma, con mille difficoltà sembrava che quella Bestia fosse fuori combattimento, ma in realtà scoprimmo che era capace di andare sotto terra e di localizzarci facilmente. Noi cercavamo di scappare verso il mare, ma sembrava che tutti ce l'avessero contro noi tre. Uno sciame di milioni di api locuste o insetti volanti deformati ci venne addosso, ogni insetto sembrava diverso dall'altro, o forse i miei occhi venivano confusi dalla moltitudine di essi. Ma la cosa certa è che fanno male.
Infine metri dopo dei cani rossastri ci arrivano incontro, la loro particolarità era che non avevano una pelle per ricoprirli. Non erano particolarmente forti, ma facevano paura. Coco comunque è riuscita ad ucciderli facilmente insieme.


Mentre io sono stato fermo come un'idiota.

Infine, ricordo che quando Nike ci raggiunse, un enorme occhio sembrava osservare la città, poi tutto quello che le mie pupille guardavano era solo un rosso fuoco.

Concluse così la sua piccola grande storia, forse aveva mancato dei dettagli e voleva essere sicuro di aver detto tutto, ma sapeva che anche Coco aveva parlato con l'uomo. Socchiuse gli occhi e abbassò la testa mentre la sua mano ricopriva la fronte.

Ha da chiedermi altro in particolare? Quella bestia gigante era grossa come un edificio, ed era rivestita di una specie di metallo placcato per tutto il dorso, coda e testa. Ma credo che inferiormente sia indifeso, anche se non è facile raggiungere quella posizione, chi ci prova morrebbe quasi certamente.


Mentre annuiva l'esaminatore continuava a scrivere con la penna bagnata di sangue (umano o delle bestie rimane un mistero). Si fermò poco dopo e si rivolse ad Aidro con un sorriso.

Benissimo ragazzo, grazie del tempo che mi hai dedicato, Kiri ne trarrà molto vantaggio. Del sunese comunque non si sa nulla.

 
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Vaalin
view post Posted on 13/1/2010, 23:12




Dopo esser stati ascoltati venite lasciati soli per poco tempo, dopodiché venite ammessi nel cuore del complesso che i rifugiati sono andati formando dopo la tragedia.
Da quel che sapete quello è stato il primo nucleo e le tende e le baracche al di fuori sono state tirate su in seguito, quando ormai il numero di persone era diventato eccessivo per quel piccolo edificio malandato in legno, abbandonato nel bel mezzo della campagna.

Probabilmente un tempo era una vecchia casa contadina, costruita a ridosso di una collina per evitare eventuali piene del fiume vicino, che forse aveva un corso diverso allora, prima che l'uomo lo modificasse.
I campi dovevano invece stendersi ai piedi della salita, laddove il letto del corso d'acqua giaceva.

La casa era grande, fatta di massicce travi, ma il tetto lasciava a desiderare: non era niente più che un tutto sommato sottile strato d'aste di legno tenute premute contro il resto della struttura da qualche pietra in qua e là.
Era malandato il posto, ma si poteva dire un lusso per i tempi in cui vi trovavate e proprio per questo era stato deciso venisse adibito a luogo di ristoro per chi era impegnato nelle operazioni più rischiose e faticose.
Costituiva, insomma, di per sé una ricompensa.

Se siete stati chiamati, avete buone speranze di poter godere di quello splendido trattamento di riguardo: ma cosa dovrete dare in cambio?

Venite accompagnati da Dan, il giovane che avete conosciuto quando avete incontrato per la prima volta gli altri profughi; pare che svolga un importante ruolo di organizzazione all'interno della piccola comunità.
Se interrogato al riguardo, risponderà con tono leggero che "il grande capo ha un lavoretto per voi: non lasciateci le penne!"
Dopodiché vi aprirà la porta della casa, vi farà entrare e poi la richiuderà dietro di voi.

Una volta dentro rimarrete forse un po' delusi: la comodità del posto la credevate maggiore, in verità non è che un'unica ampia stanza, come d'uso nelle vecchie abitazioni contadine, con qualche coperta e giacigli di fieno per terra.
Be', meglio che fuori, tutto sommato...
Qualcuno, prima che i battenti venissero richiusi, esce e di sfuggita vi dice "attendete che il capo abbia finito con gli altri, vi farà cenno lui!"

Pare che non siate al completo là dentro, forse c'è qualche posto vacante ed è assai probabile che in vari siano fuori a compiere chissà quale incarico.
Da quel che potete vedere nella stanza ci sono quattro ragazzi, di cui tre fanciulle, e un gruppetto di quattro adulti assiepati attorno ad un rozzo tavolo in legno al centro del monolocale.
Indosso hanno delle ammaccate e macchiate corazze da Anbu, ma nessuna maschera.
Nike può riconoscere Taki, l'uomo cui ha raccontato la sua storia prima che a Dan, che sta con grande passione puntando qualcosa su quella che si direbbe una cartina, vista così da lontano. Sbraita in modo abbastanza incomprensibile, ma i tre attorno a lui lo guardano con grande serietà, quindi ci sta che capiscano ciò che sta dicendo, forse parlando in codice.
Comprendete soltanto che ci siano stati strani avvistamenti, questo sembra evidente e, in verità, scontato visto il periodo - o forse no?

Lungo uno dei lati corti della stanza, che è rettangolare, avete subito notato un camino acceso, davanti al quale sta una delle donne presenti.
È una giovane ragazza dai capelli biondi legati in due trecce, una destra e una sinistra, che vanno a ricadere sul petto, secondo un gusto un po' esotico, certo non Kiriense.
Pesta in un piccolo mortaio di legno del materiale di colore verde, probabilmente erbe.
Pare molto taciturna ed è l'unica a non essersi voltata al vostro arrivo.
Non ha l'aria di una combattente, strano...

Nell'angolo in fondo a sinistra, quindi in direzione opposta all'entrata, vi è invece un giovane ragazzo dai capelli corvini e disordinati, a torso nudo, mostra un fisico scolpito.
Pesanti occhiaie scure sono evidenti sotto i suoi occhi vispi, sempre in movimento, mai un attimo fermi.
Si direbbe riposi là nell'angolo, con la schiena a ridosso della parete.
È avvolto da bende all'altezza del bicipite e del costato, ha vari graffi e tagli in volto, perlopiù quasi paralleli, di grandezza variabile ed in via di cicatrizzazione.

Vicino a lui le altre due ragazze, molto diverse fra loro, sia per vestiario che per gestualità.
La prima ha corti capelli castani tutti arruffati e forme abbondanti, pare sia stata appena svegliata da qualcuno, ma quasi potete escluderlo, potrebbe essere la sua aria consueta, visto ciò che esprimono gli occhi: una grande pigrizia e un certo distacco.
È di altezza media, indossa un paio di jeans e un golfino giallognolo, con sfumature marroni, forse per la sporcizia; tiene tirate su le maniche sino al gomito.
Una fascia in cuoio molto larga le circonda la vita, ad essa sono legate delle ampie sacche molto simili a piccole borse da cintura, appunto.
È accucciata vicino al ragazzo e pare gli stia medicando qualche ferita, nonostante l'espressione scocciata di questi.

L'altra invece si direbbe una adolescente dai lunghi capelli biondi tenuti raccolti in due specie di trecce, una per lato.
Dà l'aria d'esser vispa e dai suoi occhi trapela la voglia di fare qualcosa - qualunque cosa.
Si direbbe un po' troppo agitata per quello che sta facendo.
L'altezza è media, il fisico snello e nel pieno della maturità, indossa una gonna nera (che arriva sino al ginocchio) a tratti trasparente e lunghe calze contraddistinte da striature grigio chiare e grigio scure; porta una maglietta bianca attillata con un grande cuore nero disegnato sul petto, sulla schiena due ali piumate e in prossimità del collo una decorazione sinuosa che simula una collana. Porta alti e grossi stivaloni neri.
È intenta a darsi il trucco; gli occhi sono contornati da un pesante strato di nero e le ciglia sono molto accentuate dal mascara, mentre il fondotinta è bianchissimo e accentua la carnagione pallida. Anche il rossetto è abbastanza pesante e di un rosso molto scuro.
Porta all'orecchio destro due orecchini, da cui pendono due croci argentee.
Lo smalto delle mani è nero.
Appena siete entrati vi ha posato addosso, incuriosita, lo sguardo, pur continuando a truccarsi e lanciando fugaci occhiate allo specchietto che ha con sé.

The Refugee - End.



SPOILER (click to view)
A frasi rivolte ai png risponderò poi.
Potete parlare anche a Dan mentre vi accompagna, ovviamente.

La casa di cui si parla è a ridosso di una collina, quasi sulla cima, ed intorno vi è qualche albero, ma sparso.
Vi sono vari massi sul crinale.

Riassunto: siete insieme, potete chiaccherare fra voi quanto volete (mettetevi d'accordo così da far tutto in un post), potete interagire coi png, io poi vi darò reazioni e risposte.
Non vi dico le dimensioni del posto: ma è grande.

Come avrete capito, ancora non potete parlare con Taki: vi farà segno lui quando sarà il momento.
Se proverete ad interromperlo i quattro intorno al tavolo, lui compreso, vi scruteranno col cipiglio più torvo che abbiate mai visto.
Ricordo che Taki ha diverse cicatrici sulle braccia e un occhio sembra esser cieco. I capelli corti e unti stanno dritti da soli. [Cit]
 
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Sasshi
view post Posted on 18/1/2010, 21:34




CITAZIONE

Legenda
Narrato
Parlato.
»Pensato.«
Parlato altrui


Una Questione Di Muscoli.

UQDM.

Nah, a volte le sigle non hanno proprio motivo di aver suono.



Ci chiamarono. Beh, diamine, una persona come me non poteva che essere continuamente cercata.
Salutai, quindi, gli sguardi d'odio che mi rivolgeva la gente, con allegria. Vecchi burloni. Alla gente piace non dimostrare le proprie sensazioni. Per questo mentivano. A che punto eravamo arrivati con la mia storia? Mancavano ancora alcune persone a cui potevo raccontarla. Forse due o tre.
Ah, dura la vita di chi, all'interno, possiede il vero potere mistico e, con un soffio, è in grado di distruggere pure l'ira del cielo.

Ci accompagnava Dan, un giovane di Kiri. Avevo raccontato pure a lui la mia storia. Non ricordavo in che modo, però. Forse, durante le spiegazioni, avevo continuamente e leggermente cambiato il ritmo della storia. Di poco ovviamente. Il mostro era alto come due palazzi, spuntava fuoco e aveva le ali. Sì, più o meno come descrizione c'era. Non pensavo di aver mentito. Mi girai verso la guida.


Dove ci stai portando di bello? Qualcuno ha richiesto il mio... i nostri autografi? Forse vogliono elogiarci in qualche modo? Etchiù.

Dissi, ricordandomi che non ero da solo. Dovevo dare un po' di celebrità anche a loro!

Nulla di tutto ciò. Il capo ha in serbo un lavoretto per voi. Vedete di non lasciarci le penne!

Per diamine. Io lasciarci le penne. L'immortalità, certo, non m'era stata data, ma sicuramente ero troppo bello per poter morire. Probabilmente vi starete chiedendo chi, Dan, stesse accompagnando oltre me. Ma Coco e Aidro, ovviamente! Ormai, dal giorno, eravamo un gruppo così unito, che l'unica volta che vidi la giovane ragazza di Kiri, fu quando mi dovette curare le orecchie. Aidro invece, era la prima volta da allora. Potevo raccontare la mia storia a loro, ma alla fine fui sicuro che non poteva interessargli. Mi avevano aiutato pure loro. Chi li sentiva poi, se avessero scoperto i piccoli dettagli che avevo cambiato. Meglio intrattenere un discorso serio.

Allora, cough cough, come state? Avete già deciso la posa della vostra statua? Io pensavo proprio di farla mettere al centro di Kiri. Così la potranno vedere tutti. Ah, poi perché no, anche sulle mura del portone d'entrata, quando lo ricostruiranno. Quelli degli altri villaggi, entreranno più volentieri...

Più serio di così, si muore.
E mentre ascoltavo le loro risposte, arrivammo al luogo di destinazione. Una vecchia catapecchia di legno, se così vogliamo chiamarla. Dov'erano i pilastri in marmo che non mi erano stati promessi? E il tappeto rosso? Il mantello da super eroi? Mi avevano tratto in inganno. Ah, ma mi avrebbero sentito. Eccome!
Avrei interrotto qualunque discorso si stesse tenendo.


Ehi ehi, nella mia immaginazione mi avevate assicurato almeno il mantello. Etchiù.

La guida mi guardò un po' male, ma poi ci fece entrare, richiudendo la porta dietro di sé. V'erano fin troppe persone. Riconobbi subito il tizio con la cicatrice e i capelli unti. Ah, quante ne avevamo passate insieme. Eravamo legati da un legame forte, da un calore più caldo del camino che, a lato della stanza, riscaldava il rifugio. Trattenni un attimo le lacrime, per tale amicizia. Era circondato da strani tizi. Anbu, probabilmente.
Mi guardai attorno. Un tizio muscoloso, a petto nudo, si stava facendo medicare delle ferite. Cos'era quella farsa?! Tirandomi su le maniche della maglietta logora, mi avvicinai al tipo, con fare deciso. Nessuno avrebbe potuto fermarmi, tranne, ovviamente, tutte le persone presenti in stanza.
Mi chinai per essere faccia a faccia con quello strano tipo, non dando fastidio alla ragazza che lo stava medicando.
Alzai le braccia e feci i muscoli. Beh, quel tipo, rilassato, ne aveva più di me.
Ma non nella mia immaginazione.
Tirai avanti un po' il collo, mostrando i denti. Irrigidii il tutto, parlando con voce un po' strozzata.


Pura tempra d'acciaio. Questo è un avvertimento, bello. Non sottovalutare il mastro Lee Lee, per quello che mi ha donato.

Purtroppo per il tipo, non avevo forse tutti i torti. In uno scontro fisico, probabilmente, le mie ossa erano molto più resistenti delle sue. A meno che pure lui non fosse un Kaguya, ma non aveva l'aspetto di essere uno di noi. Quei capelli neri, proprio non gli donavano. Alzandomi, mi voltai verso i compagni, per tornare alla postazione dov'ero prima. Ma nel farlo, non potei notare che una gonna nera e a tratti trasparente indossata da una ragazza. Spalancai la bocca. Gli occhi mi si aprirono in una maniera quasi innaturale. Il mio corpo si fermò.

» Questa sensazione... non riesco a toglierle gli occhi di dosso. Non riesco a chiudere la bocca. Il battito del cuore aumenta, come la saliva. Deve essere un Genjutsu! «

Mi tirai uno schiaffo, per uscirne.
Funzionò. Chiusi gli occhi, per non cascarci di nuovo.


Attenti ragazzi, in questa casa c'è una tipa che usa il Genjutsu per creare provocanti illusioni. Non guardatela. Coco, forse con te ha pompato un po' i muscoli del tizio all'angolo, ma ti assicuro che ne ho più io.

Diedi le spalle alla direzione in cui ero prima, per non cadere nella stessa trappola. V'era una ragazza vicino al camino, in silenzio. Mentre quella di prima si truccava, quella stava facendo una qualche strana sostanza con un mortaio. Prima d'entrare nelle sue grazie, dovevo salutare quel giovane attaccabrighe dalle mille cicatrici. In qualche modo, chiedendolo in giro, ero venuto a conoscenza del suo nome. Non me l'aveva mai voluto dire, chissà perché.
Ricordo ancora quando, venendo a prendere il thè da me, si faceva chiamare "Signore", "Tipo", "Tizio".
Conoscendo il suo nome, sarebbe stato tutto più semplice


Ehilà Taki? Come va? Cough. Vedo che ti sei fatto grande. Che ci facciamo qui?

Beh, lo sguardo truce che mi rivolsero quelli intorno all'amico e, soprattutto, lui, fu la conferma. Ne doveva aver passate di cotte e di crude. Infatti non ricordavo tutte quelle cicatrici. Un tempo mica le aveva, credo. Guardai l'indignazione di tutti, ma mi rivolsi a Taki.

Ti capisco, questi giovani danno da lavorare, fai pure. Io intanto mi guarderò un po' in giro. Cough cough.

E così feci, tornando dalla ragazza vicino al camino. Se fino ad allora ero stato stupido e non graziato, in quel momento ero abbastanza serio e esprimevo abbastanza curiosità. Mi chinai, guardando la sostanza e il mortaio.

Che fai? È per caso un medicinale? Mi servirebbe, sai? Sono un po' raffreddato ultimamente...

 
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SakurinaChan
view post Posted on 25/1/2010, 19:40




Narrato
ღ Pensato ღ
εїз Parlato εїз
• Dan •




L’aria era cupa, pesante, asfissiante. Le note di malinconia si leggevano facilmente dai semplici gesti, dalle parole, dalle sole espressioni del volto. Tutti loro, i sopravvissuti, erano coinvolti in questo clima che sembrava intenzionato a soffocarli, ogni giorno di più, incapaci di reagire. D’altra parte, circostanze come quella se ne erano viste raramente a Kiri, e forse nessuna di esse era stata in grado di raggiungere tale livello negativo: aveva spazzato via case, persone, animali, qualsiasi cosa, costringendo l’intera popolazione alla fuga per la salvezza, ad abbandonare quel territorio che aveva caratterizzato le loro vite per così tanto tempo, colmo di unici momenti che ormai non potevano che costituire un lontano ricordo. Era tutto così leggero, incredibile ed improvviso, un uragano che si abbatte su di te, trascinandoti via assieme alle tue certezze, infrangendole in piccoli granelli di polvere sparsi qua e là, perduti per sempre chissà dove. Era una sensazione veramente tremenda, che non avrebbe augurato neanche a quelle persone che l’aveva fatta tanto soffrire. Forse era troppo clemente, forse troppo saggia; o forse, semplicemente, pensava a ciò che sentiva sulla propria pelle, immaginando cosa potesse suscitare negli altri. Un vuoto, un oblio. Pertanto, in qualche modo, doveva cercare la strada per ricominciare da capo, definitivamente, per poi tentare di trasmettere agli altri quella forza che avrebbe tirato fuori. Fino ad ora aveva fatto molto, glielo riconosceva chiunque all’interno della comunità: aveva utilizzato le arti curative, controllava periodicamente l’avvicinamento di fonti di chakra estranee, rinunciava alla sua razione di cibo per lasciar sfamare i bambini e giocava con loro. Eppure, secondo lei, c’era ancora molto, troppo da sbrigare se volevano ripristinare una situazione di parziale tranquillità. Inoltre, quanti di loro avrebbero saputo dimenticare ciò che era accaduto il Giorno? Quanti avrebbero saputo iniziare una nuova vita? Stava male, per sé e per i suoi concittadini, al solo pensiero. Aveva voglia delle passeggiate al fresco, tra la nebbia, di dondolare le gambe dal bordo del ponte e giocare con la neve. Scosse la testa, affondata morbidamente tra le gambe. Doveva rimuovere il passato, andare avanti, doveva essere forte e dimostrare di avere coraggio. Tsk, più facile a dirsi che a farsi. I lunghi capelli biondi, perfettamente lisci e lucenti nonostante le disavventure, dondolarono di qua e di là, cullate da una leggera folata di vento fresco, che le fece salire la pelle d’oca per qualche istante. D’un tratto avvertì dei rumori avvicinarsi dall’interno dell’accampamento. Ritrasse le lacrime, regolarizzò il respiro e mise da parte tutti i propri pensieri. Passi nervosi ma decisi, la medesima camminata avvertita poco prima: Dan. Probabilmente, le sarebbe stato utile trascorrere del tempo con qualcun altro, in quanto poteva distrarsi, librarsi dai recenti tormenti. Perciò si tirò su, appoggiando dolcemente la schiena sul tronco dell’albero e, per anticipare qualsiasi mossa del ragazzo, rivolse il suo sguardo verso di lui, sorridendo. Che falsa! Ma spendere ore della giornata a confidare i suoi problemi ad un estraneo non era affatto l’ideale, poiché nel medesimo arco di tempo potevano essere effettuate moltissime altre cose utili alla popolazione residua. Cercò di essere più naturale:

εїз Già di ritorno? εїз



• Ehm…si, non avevo molto da fare. Ti dispiace? •



εїз Figurati εїз



Cosa non andava? Sentiva che Dan non era lì semplicemente per passare il tempo: anche stavolta voleva qualcosa da lei, lo avvertiva dal suo nervosismo, dal suo indugiare come per cercare le parole giuste. Avrebbe tanto voluto osservare l’espressione del suo volto, se stesse mascherando il suo vero intento oppure no; ma figuriamoci se avrebbe attivato la sua innata per così poco. Dato che i secondi scivolavano in un silenzio sempre più imbarazzante, Coco si decise a fare la prima mossa.

εїз C’è qualcosa che devi dirmi, Dan? εїз



Egli quasi si stupì di questa impeccabile intuizione; ormai non aveva più motivo per restare zitto.

• In effetti si…dovrei condurti con me assieme a Nike ed Aidro: Taki vuole vedervi •



Rimase un attimo di stucco: Taki era colui che aveva assunto il comando sin dal Giorno. A quel che sapeva, risiedeva nell’unico edificio dell’accampamento, in cima alla collina. Non l’aveva mai visto in faccia, non aveva mai visto quel posto, né tantomeno l’ammasso di tende che costituivano il loro rifugio. Stranamente era felice di non poter aprire gli occhi: era sicura che, se ne avesse avuto la facoltà, sarebbe stata in condizioni ancora peggiori.

εїз Taki? E…come mai? εїз



• Credo che abbia una missione da assegnarvi •



Menomale, ne aveva proprio voglia. Sorrise, veramente felice di poter fare qualcosa di utile; senza contare che avrebbe avuto al suo fianco i due ninja con cui aveva combattuto l'ultima volta.

εїз Va bene. Che stiamo aspettando allora? εїз



• Niente. Andiamo •



Eh si…aveva una gran voglia di rivederli, soprattutto Nike: circa una settimana prima l’aveva aiutata a stare su di morale, con la sua simpatia e la sua sbadataggine; chissà che non potesse fare lo stesso anche a breve. E poi voleva sapere se stavano bene, se la sua cura all’apparato uditivo aveva funzionato. Si alzò in piedi, procedendo con passo veloce e sicuro accanto a Dan. Non appena si immersero nel mare di tende, la mente di Coco divagò altrove: pianti, grida, lamenti investirono i suoi sensi, dandole uno spiacevole senso di nausea. Abbassò la testa: c’era tanta sofferenza alla quale avrebbe voluto porre rimedio; ma, prima di tutto, se voleva riuscirci, doveva pensare a recuperare il coraggio e la forza di volontà. Trovarono gli altri a circa metà strada, quando le abitazioni cominciavano a diradarsi per lasciare spazio ad una distesa di erba freschissima, cosparsa qua e là da rocce di varie dimensioni; inoltre, si poteva udire nelle vicinanze il rumore dell’acqua del fiume, che scorreva velocemente, come se volesse pulirsi dal rosso putrido che la inquinava. Durante il tragitto si era fermata al suo alloggio per qualche istante: doveva cambiarsi, spogliarsi degli abiti che l’avevano accompagnata durante l’ultima battaglia. Un golf nero con scollo a V e, sotto, una maglietta a maniche lunghe di colore grigio. Eh si…aveva una gran voglia di rivederli, soprattutto Nike: circa una settimana prima l’aveva aiutata a stare su di morale, con la sua simpatia e la sua sbadataggine; chissà che non potesse fare lo stesso anche a breve. E poi voleva sapere se stavano bene, se la sua cura all’apparato uditivo aveva funzionato. Si alzò in piedi, procedendo con passo veloce e sicuro accanto a Dan. Non appena si immersero nel mare di tende, la mente di Coco divagò altrove: pianti, grida, lamenti investirono i suoi sensi, dandole uno spiacevole senso di nausea. Abbassò la testa: c’era tanta sofferenza alla quale avrebbe voluto porre rimedio; ma, prima di tutto, se voleva riuscirci, doveva pensare a recuperare il coraggio e la forza di volontà. Trovarono gli altri a circa metà strada, quando le abitazioni cominciavano a diradarsi per lasciare spazio ad una distesa di erba freschissima, cosparsa qua e là da rocce di varie dimensioni; inoltre, si poteva udire nelle vicinanze il rumore dell’acqua del fiume, che scorreva velocemente, come se volesse pulirsi dal rosso putrido che la inquinava. Durante il tragitto si era fermata al suo alloggio per qualche istante: doveva cambiarsi, spogliarsi degli abiti che l’avevano accompagnata durante l’ultima battaglia. Un golf nero con scollo a V e, sotto, una maglietta a maniche lunghe di colore grigio; un paio di jeans “puliti” e le uniche scarpe che attualmente possedeva, cioè le Converse fucsia; attorno al collo, infine, avvolse la kefiah della stessa tonalità fluorescente, lo stesso modello che aveva regalato a Nike quando l’aveva incontrato per la prima volta. Lo stato di quest’ultimo non era tanto differente da quella di una settimana prima: sembrava parecchio raffreddato, ma in quanto a humor and parody era sempre in piena forma. Riconobbe subito il suo passo, la sua voce, così come quella di Aidro quando li raggiunse. Così, i tre ninja si apprestavano a dover affrontare una missione…la ragazza non faceva altro che chiedersi di cosa si trattasse e perché avessero scelto proprio loro tre. Per Nike la risposta sembrava scontata: secondo lui erano degli eroi, adesso, e addirittura dovevano farsi costruire una statua da porre nel centro di Kiri oppure vicino alle mura. Non riuscì a trattenere una risata, benché in realtà era un pianto a scoppiare dentro di sé: chissà che cosa stava succedendo all’interno del villaggio…

εїз Sicuro di volere una statua? Guarda che poi non potresti neanche camminare per strada: verresti assalito subito da tutte le tue fans! … εїз



Subito dopo tale affermazione, gli si avvicinò adagio, sussurrandogli all’orecchio con voce dolce e spiritosa:

εїз Dopotutto…hai abbattuto da solo un mostro grosso quanto due palazzi, con delle ali ed il potere di sputare fuoco! Sei veramente diventato l’eroe di tutti. Ihih εїз



Quindi si scostò di qualche centimetro, facendogli la linguaccia. La voce le era arrivata da altre persone, che le avevano narrato l’evento in maniera entusiasmante senza tralasciare il minimo dettaglio. Erano così felici, così speranzosi di credere che qualcuno avesse realmente compiuto quell’impresa, che preferì restare zitta ed annuire: in fondo, seppur con una falsa verità, Nike era riuscito a risollevare gli animi delle persone, mentre lei cosa aveva fatto per loro? Le aveva curate, le aveva aiutate a sopravvivere, tuttavia per la loro psicologia non era stata affatto utile. Si domandava se il Kaguya fosse veramente così superficiale, così spiritoso da farsi scivolare sopra una tragedia come quella che stavano vivendo; però, l’aveva visto combattere e doveva ammettere che pareva un’altra persona, un vero ninja. Per cui, forse, nascondeva il dolore dietro il lusus, il che non era affatto un difetto; anzi, era un simbolo di notevole forza spirituale, quella di cui ora sentiva il bisogno. Ma non era il caso di incupirsi proprio adesso! Così continuò a camminare, restando in silenzio ad ascoltare i loro passi che si facevano strada tra l’erba. Finalmente raggiunsero l’edificio e, lasciando indietro Dan, li fecero accomodare all’interno; qualcuno, in fretta e furia, li avvertì di attendere che Taki li chiamasse. Rumori di vario genere provenivano da diversi metri di distanza, per cui dedusse che si trattava di un’abitazione piuttosto spaziosa; inoltre vi era diffuso un piacevole calore che segnalava la presenza di un camino da qualche parte; per quanto riguardava gli odori, bhè, meglio lasciar perdere! Sopra tutto il resto, risuonavano le imprecazioni di un gruppetto di persone che stavano discutendo attorno ad un tavolo, sopra il quale picchiavano le mani più e più volte. Nel frattempo, Nike iniziava a farsi conoscere perciò che era, importunando praticamente chiunque con il suo carattere comico. E lei? Era rimasta sulla soglia e tentava il possibile per trattenersi, così da sembrare una persona serie e rigorosa; tuttavia, ogni tanto le sfuggiva qualche piccola risata, che tentava di mascherare con un piccolo colpetto di tosse. L’unico momento in cui provò quasi fastidio, fu quando il compagno commentò una ragazza che, probabilmente, era vestita in maniera molto sensuale; ma d’altra parte era un maschio, che poteva farci?! Indi per cui, captando dalle sue stesse parole che c’era un ragazzo dai muscoli “pompati”, la Koga rispose a tono:

εїз Davvero? Oh, peccato che sia solo un Genjutsu! εїз

 
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¬ I t a m æ «
view post Posted on 28/1/2010, 15:54






Epic Fails



Se il mondo era un continuo scontrarsi fra luci e ombre, non era difficile capire che in quel momento la parte oscura era in vantaggio, intenta a far sparire totalmente la luce, che ancora opponeva resistenza, con la forza di sopravvivere.
Perchè il mondo veniva comandato da chi possiede forza bruta, e non da chi possiede lo spirito del guerriero? Dal Giorno gli umani stavano combattendo contro quelle bestie, e persino un invertebrato sapeva che la razza perdente si stesse impegnando molto di più dei loro avversari.
Molti stavano soffrendo, chi ha perso i suoi cari, chi i suoi beni, chi entrambe le cose... eppure, nell'animo di molti viveva la speranza di poter risollevare la situazione e di tornare ai vecchi tempi.
Aidro era uno di quelli.

Era stato chiamato da Dan per una missione, i suoi compagni sarebbero stati proprio i suoi condivisori di maggior dolor passato: Nike e Coco.
Ora si stava incamminando con loro verso una specie di sede del potere momentaneo di Kiri, si supponeva e si diceva fosse una costruzione abbastanza sontuosa, ma la realtà era ben diversa. In tempi normali quella non sarebbe stata altro che una casa di contadini, una delle peggiori abitazioni possibili; eppure in quel momento le voci non avevano tutti i torti, un tetto e un letto erano il meglio che si potesse immaginare.

Più o meno, i suoi compagni non erano molto cambiati, forse si era formato già un buono spirito fra i tre. Il Kaguya, ad ogni emissione di parola, faceva già venir da ridere al giovane Normalce, chiaramente compiaciuto della compagnia. Coco, dal canto suo, provava a partecipare alla conversazione solitaria del ragazzo. Aidro si sentì subito meglio da quando li vide, erano i suoi unici veri ricordi portati con sè del paese distrutto.
Arrivati dunque alla costruzione, il Normalce si sentì subito importante, forse il suo stesso compagno gli aveva trasmesso ironico eroismo.


In fondo non ha tutti i torti: stiamo per conoscere i big dei sopravvissuti!

L'accoglienza però, non fu delle migliori. Ignorarono quasi tutti la loro entrata, apparte il caldo proveniente da un camino ed una ragazza che, definirila bella, probabilmente sarebbe stato un diminutivo del suo stesso fascino e femminilità. Gli occhi del ragazzo furono quasi subito catturati da quest'ultima, chiaramente interessata a questi estranei. Era sicuro non riuscisse a tenere il petto fermo, e giurò che a breve potesse esplodere, ma provò a non farlo notare, mentre il rosso prendeva posto del bianco sulle sue guance. Le parole di Nike per fortuna lo liberarono in parte, facendogli porre occhio verso la sua direzione.

Un ragazzone muscoloso all'apparenza scocciato, veniva assistito da una giovane ragazza dallo sguardo spento, mentre un'altra preparava degli intrugli di erbe. In quanto al Kaguya, di certo non sembrava poco visibile, Aidro iniziò a pensare se soffrisse di manie di grandezza, o se era semplicemente pazzo. Del fatto che spesso faceva figure da quattro soldi, ne era certo. Oltre ad aver simulato uno zombie appena sveglio e con intenzione suicida, fu anche visto da un occhio a dir poco terrorizzante di Taki, uno degli "amministratori" dei Sopravvissuti. Eppure, il Kaguya sembrò non subire troppo l'occhiataccia facendo finta di nulla.
Sembrava ora interessata alla ragazza alchimista o un qualcosa di simile, e Aidro era pronto a sorridere qualora il suo compagno avesse fatto l'ennesima figura dell'idiota.



 
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Vaalin
view post Posted on 30/1/2010, 00:06




Nike.

Ti avvicini spavaldo al ragazzo nell'angolo, alzandoti le maniche mentre passo dopo passo macini la distanza che intercorreva fra voi, la riduci a poco più di due metri.
Lui ti vede, ti ha osservato sin da quando hai messo piede là dentro, con i tuoi capelli d'uno sfacciato arancione che non presagiscono niente di buono.
Un teppista, un teppista ed un piantagrane, questo appari ai suoi occhi.
Le sue narici si dilatano stizzosamente per un attimo in segno di ribrezzo appena cominci a farti più vicino e il gesto d'arrotolarti le maniche della maglietta non migliora le cose.
Si muove leggermente, sistemandosi in una posizione che gli consenta d'alzarsi di scatto, prepara il corpo allo slancio.
Ti scruta lievemente incrucciato, la fronte corrugata dall'ostilità, i suoi occhi ti squadrano dal basso in alto.
Avvicini il tuo al suo volto, la tensione è massima, una delle ragazze cessa momentaneamente le medicazioni, lasciando in sospeso i movimenti che stava compiendo; lo stesso fa l'altra, che blocca la mano a mezz'aria col cotone per il fondotinta.
Espira minacciosamente, il suo caldo soffio giunge sul tuo viso a pochi centimetri di distanza.
Da un momento all'altro la situazione potrebbe esplodere.
Proferisci parola.
In un attimo solo vedi il suo volto mutare in stupito, attonito, le sopracciglia cambiare orientazione ad esprimere il completo sconcerto di cui lo rendi preda; chi lo stava medicando soffoca malamente una risata, ottenendo così un cacofonico sbuffo che rimbomba nella sua cavità orale serrata nel tentativo di sigillarlo, mentre l'altra non si trattiene e porta il dorso della mano col cotone davanti alla bocca, per poi ridere sommessamente.
Ricomincia a truccarsi, celando dietro lo specchietto l'inarrestabile allegro tremore che la scena le ha causato.

Li lasci così, per certi versi trionfante, per molti altri decisamente in qualità di idiota conclamato, ma anche su questo la percezione che ne ha la gente là dentro è varia e probabilmente le tue parole non sono state udite se non da chi era là nell'angolo e forse dai tuoi compagni: gli altri avevan di certo meglio da fare che stare a sentire quel che dicessi.
Te la sei cavata senza conseguenze, tutto sommato è stato un successo: di sicuro si ricorderanno di te, e magari la prossima volta sarà qualcuno di loro ad attaccare bottone - in più, dopo tali parole, non possono continuare a tenerti per un tipaccio, se pretendono di mantenere una benché minima serietà.

Purtroppo le cattive idee non ti mancano, e la brutta figura infine, inevitabile, arriva.
Ma scambiare vestiti accattivanti con illusioni e riferir la conclusione di tal ragionamento ai tuoi compagni sarebbe ben poca cosa per te, sai fare di meglio!
E lo fai.
Ti rivolgi al "grande capo" dopo che eri stato espressamente avvisato di non disturbarlo, la reazione è veramente scontata.
Probabilmente non hai mai visto un uomo guardare così un altro se non in guerra, o meglio, in qualche filmato d'epoca bellica, visto che tu di conflitti fra stati non ne hai vissuti né combattuti. A quanto pare Taki sì, e si ricorda bene come si fa.

Il silenzio cala inevitabilmente, te ne esci con quella che altri interpreterebbero quale "battuta", ma che per te è pura verità; semplicemente tutto ti scivola addosso.
Chissà che impressione hai fatto con questo tuo ardire... non buona, almeno sulla maggior parte delle persone, anche se qualcuno potrebbe aver apprezzato la spontaneità, pur aborrendo la goffa forma in cui s'è manifestata.

Continui il tuo giro, arrivando all'ultima corsa, l'unica persona rimasta senza aver avuto modo d'aver un contatto più o meno diretto con te.
Non si accorge della tua presenza, pur essendole così vicino, sino a quando non interrompi il silenzio umano che contraddistingueva la zona del caminetto.
Il legno scoppietta nel focolare, il suo volto illuminato tenuemente dalle fiamme si inclina, guarda verso l'alto, verso il tuo, poi è colta da un tremito - noti una sorta di repulsa, il suo corpo è come se scattasse, allontanandosi di poco dal tuo - e abbassa nuovamente lo sguardo verso il mortaio di legno che ha tra le mani; continua a pestare la sostanza verdognola, che emana un ottimo profumo di menta.
N-no, mi spiace, non ho niente di pronto al momento contro il raffreddore... p-però... sì, comunque sì, sto facendo un medicinale. Un impacco, una, una... "ricetta" delle mie parti.
Puoi facilmente capire - ma non dimentichiamo che stiamo parlando di te, Nike - dalla sua voce che sia imbarazzata, oppure timida, o entrambe le cose e anche di più.
Deglutisce in modo più rumoroso del normale, agitata dalla tua presenza, i suoi gesti, prima energici, fluidi, sistematici e sicuri si sono fatti più tremanti e confusi e ti sembra proprio che piano piano stia allontanandosi con piccoli movimenti delle gambe su cui è seduta, semi-distesa a terra.

Coco & Aidro.

Mentre il vostro compagno approccia l'ennesima persona là dentro, vedete Taki alzarsi e stringere con forza la mano all'uomo che ha di fronte, per poi dargli una sonora pacca sulla corazza all'altezza della spalla, in virile segno di rispetto, fratellanza, intendimento o quel che sia.
Vi accorgete che la persona cui riserva questo trattamento - agli altri due dà solo uno sguardo carico di significato, per voi, ahimè, oscuro dopo aver poggiato una mano sulla spalla dell'uno e una sul quella dell'altro - ha più di un filo di barba incolta e brizzolata, il volto butterato dai segni di chissà cosa e gli occhi duri come quelli di Taki; devono essere vecchi compagni d'armi.
Prende da davanti a sé uno specie di strano elmetto metallico, prima poggiato sul tavolo e nascosto dalla sua figura china sulla cartina, e se lo mette.
Si direbbe un antiquato modello di respiratore, o forse di maschera anti-gas, non sapreste dire, ma di sicuro ha anche funzione protettiva per la testa e di certo più volte stata testata, viste le ammaccature, i graffi che hanno portato via la vernice nera e delle specie di saldature effettuate forse per ripararlo.

Gli uomini in armatura così si congedano, ognuno indossando qualcosa che avevano lasciato sulla lignea superficie del tavolo.
C'è chi si assicura con delle cinghie vari coltellacci da guerra in punti strategici del corpo, in cui l'estrazione dal fodero sia agile e l'arma non ingombrante, chi si sistema come protezioni supplementari delle fasce in metallo rozzamente battute e forgiate per far da spallacci o difender gli avambracci, chi si assicura ferrei parastinchi e chi tira per bene dei lunghi e neri guanti in cuoio.
Una volta pronti escono dalla casa, senza proferire parola, schivandovi se necessario, passando semplicemente oltre.
A quel punto Taki si siede nuovamente, mette via i fogli che occupano la sua scrivania in tubi di pelle e li chiude con una cordicella fatta di spago. Mentre il vostro compagno è ancora intento a parlare vi fa segno di farvi vicini, poi a voce bassa vi dice: Forza, lasciate il vostro amico a parlare con Istra, in verità l'ho chiamato proprio sperando in questo. Più in là capirete...
Vi avvicinate e lo vedete armeggiare con le mani dentro uno scatolone in cartone che ha di fianco alla sedia, con le dita alla evidente ricerca di qualcosa; si direbbe contenga parecchi fascicoli, probabilmente sono tutto ciò che chissà chi è riuscito a portare o recuperare dagli archivi militari del villaggio, più qualcosina aggiunta dopo. Ne tira fuori qualcosa.
Voi ragazzi potreste essere utili... Srotola sul tavolo una cartina in bianco e nero, artigianale. Pone il dito su un'area contrassegnata come boschiva nelle vicinanze di un piccolo fiume. Ho bisogno che qualcuno esegua una ricognizione in questa zona ed al contempo un'azione di rastrellamento: le piene e gli smottamenti dei giorni scorsi hanno causato importanti cambiamenti in quest'area geografica e le cartine non sono più affidabili; la zona è già stata pulita una settimana fa dai mostri più ingombranti, ma non siamo sicuri di aver estirpato la minaccia, qualche bestia potrebbe esserci sfuggita o essersi nascosta. Qui entrate in gioco voi: dopo tanto tempo saranno certamente state spinte dalla fame fuori dai loro nascondigli, è il momento giusto per abbatterle dalla prima all'ultima.
Le ultime informazioni riportano il luogo come una foresta, ma sono sicuro che con tutti i recenti sconvolgimenti di alberi ne siano rimasti ben pochi...
Porterete con voi "il cartografo".
Vi porge uno strano esserino verde, simile a un rospo, dai grandi occhi gialli e sferici, con una larga bocca sorridente. Sta nel palmo di una mano. Abbiatene cura!

Meet 'N Mission - End.



SPOILER (click to view)
Nike.
Be', sbizzarrisciti.

Coco & Aidro.
Potete anche decidere di non avvicinarvi e fare altro, o rispondere male a Taki, nel qual caso semplicemente quando starà a me riposterò cambiando quella parte xP
Ho scritto il seguito perché è la cosa più probabile e potrebbe accelerare i tempi averla già pronta.

Se volete far domande, già mi è stato detto che Coco ne farà, siete liberi di porle. Vi risponderò nel prossimo post, tanto dobbiamo aspettare che anche Nike risolva in qualche modo la sua situazione.


SPOILER (click to view)
Riassunto dialoghi.

Istra.
N-no, mi spiace, non ho niente di pronto al momento contro il raffreddore... p-però... sì, comunque sì, sto facendo un medicinale. Un impacco, una, una... "ricetta" delle mie parti.

Taki.
Forza, lasciate il vostro amico a parlare con Istra, in verità l'ho chiamato proprio sperando in questo. Più in là capirete...
Voi ragazzi potreste essere utili... Ho bisogno che qualcuno esegua una ricognizione in questa zona ed al contempo un'azione di rastrellamento: le piene e gli smottamenti dei giorni scorsi hanno causato importanti cambiamenti in quest'area geografica e le cartine non sono più affidabili; la zona è già stata pulita una settimana fa dai mostri più ingombranti, ma non siamo sicuri di aver estirpato la minaccia, qualche bestia potrebbe esserci sfuggita o essersi nascosta. Qui entrate in gioco voi: dopo tanto tempo saranno certamente state spinte dalla fame fuori dai loro nascondigli, è il momento giusto per abbatterle dalla prima all'ultima.
Le ultime informazioni riportano il luogo come una foresta, ma sono sicuro che con tutti i recenti sconvolgimenti di alberi ne siano rimasti ben pochi...
Porterete con voi "il cartografo". Abbiatene cura!


Edited by Vaalin - 30/1/2010, 14:37
 
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Sasshi
view post Posted on 1/2/2010, 22:19




CITAZIONE
Piccola premessa. Mi dispiace cambiare la mia Legenda durante una Quest. Spero non vi turbi, dato che non ha subito grandi cambiamenti.

CITAZIONE

Legenda
Narrato.
Immaginazioni.
Parlato.
»Pensato.«
Parlato altrui


Cedendo Un Po' Di Pazzia.

Nella vita bisogna esser generosi.



Che dire, se qualcuno era riuscito a muovere la massa, quello ero io. Di certo avevano capito chi ero. Non un idiota qualunque. Non una superficiale persona. Ma un genio!
Uno di quei geni che dar loro del genio renderebbe i geni meno geni.
Avevo visto di sfuggita che qualcuno aveva riso, chi più visivamente, chi meno, del mio comportamento. Beh, in fondo solo gli sciocchi potevano comportarsi in quel modo. Fortunatamente Taki, come ben sapevo per le esperienze passate, non era certo un tipo del genere. Mi rincuorò il suo sguardo così severo, da papà. Avevo commesso un errore, certo. Dimostrare a tutti la mia superiorità, non era cosa da fare. Per questo, quando chiamò gli altri due al tavolo, gli feci l'occhiolino, capendo che era una sorta di punizione per avere mostrato troppo di me. Riposi il mio sguardo verso la fanciulla, che mi rispose, non molto energicamente.

N-no, mi spiace, non ho niente di pronto al momento contro il raffreddore... p-però... sì, comunque sì, sto facendo un medicinale. Un impacco, una, una... "ricetta" delle mie parti.

Così mi disse, cercando di allontanarsi, in modo quasi impercettibile da me. Sta di fatto che sono un ninja, anche se qualcuno pensa che io lo faccia solo per finta. Certe cose non sfuggivano all'occhio e, seppure ci vedevo sfocato, riuscivo a vedere che la distanza da me e la giovine non era certo la stessa dell'inizio. Così mi avvicinai a lei, cercando di darle l'impressione che non si stesse allontanando. Un giochino divertente, insomma, per chi non aveva nulla da fare. La vista del fuoco del camino, si faceva sempre più pressante sui miei occhi, tanto che fui costretto a tenerli socchiusi. La vista di una forte luce, mi dava ancora abbastanza fastidio. La mia compagna di dialogo sembrava non voler proferire altro e così fui costretto, da me, a cominciare un discorso.

Cough cough. Ho sentito che ti piacciono i ragazzi di Kiri con i capelli arancione acceso. Lasciatelo dire, hai sicuramente buon gusto. Non siamo qui a parlare di ciò, però.

Dissi, pettinando la mia capigliatura, come a marcare quel che avevo appena detto. Voltai un attimo lo sguardo, per vedere cosa facevano gli altri due. Stava venendo consegnata a loro una strana rana. Ma non era solo per capire cosa i miei compagni stessero facendo, che il mio viso si spostò. Quel profilo era sicuramente il lato più sexy che avevo, per come la pensavo. Un altro buon metodo per entrare nelle grazie della fanciulla, forse. Ritornai a guardare chi timidamente mi aveva proferito poche parole, più precisamente fissai di nuovo la ricetta.

Nella sostanza spuntarono occhi e bocca. Il colore della sostanza era lo stesso di quello dell'anfibio che avevo visto poco prima. Ero sicuro che quel medicinale era fatto con delle rane. Le tre o quattro bocche, fatte male, continuavano a urlarmi "Aiuto, aiuto!" in una strana sinfonia che pochi giorni prima avevo sentito alla televisione.

Scossi la testa e riportai lo sguardo su chi mi interessava.
Poi, spostando la vista dalla gonna trasparente, tornai sulla ragazza con cui stavo intrattenendo un discorso.

Sai, non te ne faccio una colpa, anche a me le rane non piacciono.

Dissi, come se pure lei avesse potuto seguire la mia immaginazione.
Mi sedetti, con le gambe incrociate. Probabilmente i miei due compagni si stavano sorbendo uno di quei discorsi noiosi da parte di Taki. Quel ragazzo, purtroppo, con la perdita dell'occhio era cambiato.

L'amico, con la benda all'occhio e un uncino, si ergeva nella sua statura, mostrando le cicatrici del volto. Colpì, con l'uncino, il bancone, mostrando il punto esatto di una mappa per il tesoro.
Ahr! Miei ubriaconi, questo è il punto del tesoro! Qui, miei manigoldi, ci sono donne da salvare e, naturalmente, oro. Non deludetemi, arh!


Sì, decisamente. Se mai avessi svolto uno spettacolo di pirati, Taki sarebbe stato il Capo branco, il capitano insomma. Con quell'occhio cieco, aveva un non so che di protagonista! Si sarebbe chiamato Capitan Taki e sicuramente avrebbe affrontato temibili plancton giganti. Ero lì lì per chiedergli cosa aveva fatto nel periodo in cui non c'eravamo visti, ma forse non se la sentiva ancora di parlarmi della sua avventura.

Ebbene sì. In quel momento, l'immaginazione era divenuta realtà, per me. Dovevo assolutamente comprargli un cappello.

Beh... no, no, non ha importanza.

Ero stato tentato di rivelare il segreto del grande capo, che io stesso avevo creato. Non era il momento, però.
Ricordai il comportamento che poco prima aveva avuto la fanciulla, così cercai di tranquillizzarla.

Non ti preoccupare, la mano di Dio ferisce solo gli infedeli. Stai pure tranquilla.

Dissi, portando il braccio avanti e cercando di appoggiare la mano sulla spalla della ragazza. Che ci fossi riuscito o meno, poco avrebbe importato. Il mio ego gigantesco era già troppo elevato per sentire anche il più forte dei contatti umani. Ovviamente, per le ultime parole, la mia voce non s'era trattenuta. Probabilmente tutti avevano sentito la frase detta.

Trecce legate in stile esotico le ricadevano sul petto. Un po' pallida, occhi azzurri.

Tu devi essere sicuramente di Kiri.

Dissi, quasi non accettando obiezioni, ma in realtà l'avrei volentieri ascoltata, se mai avesse voluto parlare. Prima però, mi ricordai che non m'ero nemmeno presentato.

Oh, che sbadato, mi chiamo Nike Kaguya e sono uno Special Jonin, in gara per il ruolo di Mizukage.

Che c'era di male, nell'ingigantire un po' la propria figura? Dissi quest'ultima cosa un po' a bassa voce, in modo che gli altri non mi potessero contraddire.

Posso sapere il tuo nome?

 
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SakurinaChan
view post Posted on 11/2/2010, 18:35




CITAZIONE
Chiedo scusa per il ritardo e per l'eventuale inferiorità di questo post rispetto agli altri...ma la stanchezza si fa sentire purtroppo çwç

Narrato
ღ Pensato ღ
εїз Parlato εїз




La tentazione di aprire gli occhi era troppa: si trovava in un ambiente di cui non conosceva praticamente nulla, ed il sentire tutti quei rumori, quelle voci che si sovrapponevano l’una all’altra, era estremamente invitante. Il Basilisco fremeva, si agitava, cercando di indurla a rivelare il segreto a tutte quelle persone. No, non avrebbe ceduto per così poco: preferiva restare in disparte e colpire al momento opportuno piuttosto che mettersi in mostra sin da subito; e poi l’asso nella manica andava serbato per il combattimento o per le missioni, quando proprio non poteva farne a meno. Umpf. Si mise il cuore in pace, le braccia conserte e le gambe leggermente divaricate, optando per la sopportazione di quel fastidioso formicolio sotto le palpebre. La porta alle loro spalle, dalla quale erano entrati nell’edificio, non si apriva da un po’ e sia Coco che Aidro mantenevano la loro posizione eretta, ascoltando qualche discorso qua e là. Nike, al contrario, invece di attendere pazientemente, continuava a girellare di qua e di là, importunando chiunque gli capitasse sotto tiro. Aveva un atteggiamento alquanto inopportuno ed indisciplinato, avrebbe suscitato vergogna a qualsiasi ninja, esclusa lei: lo trovava simpatico, buffo ed esuberante, un carattere molto particolare che faceva bene ad un team, in quanto portatore di buon umore; e poi, quando era stato necessario, si era dimostrato molto abile e deciso. Più ci pensava e più si convinceva di quanto fosse un tipo strano, nel senso positivo del termine ovviamente. Sospirò, affondando una mano nei lunghi capelli biondi e cominciando ad arricciolarne una ciocca. Quanto avrebbero dovuto aspettare ancora? Taki discuteva già da prima del loro arrivo, per cui si trattava di una questione importante, probabilmente. Sinceramente, desiderava che il tempo scorresse velocemente fino al momento del colloquio: aveva voglia di scoprire cosa il capo avesse in serbo per loro, scattare verso la meta e completare la missione nel migliore dei modi. Muoversi silenziosamente come un gatto, volteggiare in aria come una libellula, correre velocemente come un leopardo, ed attaccare con la forza e la determinazione di un leone. Nonostante il pericolo corso nell’ultima battaglia, voleva qualcosa del genere per poter mettere in gioco se stessa, dimostrare al suo popolo che c’era ancora una speranza in cui credere. Anche lei, per prima, doveva puntare su quel raggio di luce ed espanderlo in quel mare di oscurità in cui Kiri si trovava; quella luce labile, fievole e tremolante...doveva diventare intensa, immensa, piena di energia. Era facile da dire, da immaginare; il problema era il riuscirci veramente. Se solo il terrore non fosse piombato così all’improvviso, se solo avesse emanato qualche segnale per concedere loro il tempo di prepararsi. E invece era avvenuto tutto velocemente, piombato in un lampo, sconvolgendo e travolgendo le persone prima ancora che potessero capire cosa stesse accadendo. Kiri non era certo un villaggio allegro ed armonioso, privo di problemi, ma non meritava un destino tanto terribile. I muscoli si tesero leggermente: il suo senso di giustizia, la sua fedeltà alla patria, non avevano intenzione di lasciare la loro città nelle mani del nemico. In qualche modo, prima o poi, l’inferno sarebbe finito. Non restava che aspettare il momento giusto. Mentre si chiedeva quanto tempo sarebbe ancora trascorso, dei rumori poco aggraziati attirarono la sua attenzione: caschi, armature, lacci ed infine passi, molteplici, verso la loro posizione. Il corpo, da leggermente paralizzato, divenne morbido, attivo, pronto a scattare in caso di qualche problema che sembrava inesistente: probabilmente si trattava delle persone che stavano parlando con Taki. L’udire la porta che si chiudeva alle sue spalle non potè che portarle sollievo: finalmente il capo si era liberato. Era il loro turno. Intuendo la chiamata da parte di Taki a causa dei passi di Aidro, cominciò a muoversi nella stessa direzione, seguendo il compagno a qualche centimetro di distanza. Notò con un certo stupore che Nike non era desiderato in quel momento, anzi, a detta del capo stava già compiendo il suo lavoro: parlare con Istra, la ragazza dai capelli biondi vicina al camino, costituiva un piano ancora non svelato. Una lieve smorfia di disappunto si formò sulle sue labbra, svanendo dopo un effimero istante. Si posizionarono sul lato del tavolo opposto a quello già occupato dall’uomo, che continuava a passare in rassegna diversi documenti cartacei. A questo punto non poteva fare a meno di osservare con i propri occhi: forse voleva mostrare loro qualcosa. Decise, tuttavia, di lanciare occhiate rapide e furtive, mantenendo cioè le palpebre serrate per la maggior parte del tempo, evitando così di sprecare troppo chakra. Una mappa, contrassegnata da un bosco piuttosto folto e da un piccolo fiume che lo attraversava; non era disegnata benissimo, era palese che fosse stata tracciata a mano. Il loro obiettivo? Perlustrare l’area sia per verificare la correttezza di quanto riportato sulla carta, sia per eliminare eventuali bestie vaganti. In effetti Taki aveva ragione: erano passati tre giorni e, probabilmente, i mostri che in quel momento abitavano Kiri dovevano essere tanto affamati da spostarsi alla ricerca di cibo. Benchè la proposta fosse allettante, era altrettanto pericolosa: dal punto di vista della perlustrazione non c’erano problemi, ma l’idea di trovarsi di fronte anche solo tre di quegli esseri corazzati era spaventosa. E poi Nike era incluso nella missione oppure no? In ogni caso, che fossero in due o in tre, a suo parere, erano troppi pochi: non stavano andando incontro ad una determinata quantità numerica di nemici, non sapevano quante e quali creature avrebbero dovuto affrontare. Potevano essere piccole e deboli, gigantesche e potenti, così come potevano non esserci proprio. Abbassò lo sguardo con aria pensierosa, rimuginando sul da farsi. Era quella possibilità ad infastidirla, oltre che preoccuparla. Poco prima aveva affermato di voler affrontare qualsiasi difficoltà pur di aiutare il suo popolo; dov’era finito quel coraggio, quella forza di volontà apparentemente ritrovata? Non lo sapeva…era dubbiosa, piena di concetti che si contrastavano tra di loro per decretare la scelta finale. Si prese qualche secondo per riflettere ancora: stando a quanto aveva osservato con i propri sensi, i pochi ninja attualmente presenti rappresentavano le uniche risorse degli sfollati, le uniche speranze su cui poter contare. Non poteva abbandonare il suo popolo e restarsene con le mani in mano; non poteva affogare nella paura e perdersi in indugi: c’era bisogno di sicurezza, di credere in se stessi e negli altri. Credere, obbedire, combattere. Agire, dimostrare la sua dedizione, la sua fede e trasmetterla agli altri; ecco cosa doveva fare. Aidro come avrebbe risposto alla richiesta? Pensandoci bene, non lo conosceva affatto: quale fosse il suo ideale, se avesse persone a cui teneva particolarmente, se avesse una personalità forte come sembrava o fosse solo una maschera. Come al solito, tanti interrogativi e poche certezze. Un nuovo sospiro, leggero, il volto che si alzava in direzione di Taki. Le idee cominciavano a radunarsi, a far sentire la loro presenza: ormai aveva pensato abbastanza ed era giunta ad una conclusione. Aveva scelto il rischio, ma anche ciò che le suggeriva il cuore.

εїз Chiedo scusa per la domanda, ma…per “voi ragazzi” intendi solo me ed Aidro o anche Nike? In ogni caso, penso che andare incontro a qualcosa di sconosciuto sia un po’ troppo azzardato per due o tre Chuunin: se ci trovassimo contro creature come quella gigantesca che abbiamo combattuto in città, non sarebbe affatto facile sopravvivere! Tuttavia…capisco quanto sia importante avere una chiara idea del territorio che ci circonda, nel caso dovessimo sferrare un attacco in futuro; capisco che i ninja attualmente disponibili siano veramente pochi e che non è possibile sfruttarli allo sfinimento. Per cui…accetto questa missione, se anche Aidro e Nike faranno lo stesso εїз


Il suo sguardo, gli occhi fermamente chiusi, passò al compagno, cercando il consenso che avrebbe sancito l’inizio di una nuova avventura, oppure il dissenso, nonché la ripresa della vita che avevano svolto negli ultimi tre giorni. Nel frattempo, il capo porse loro un essere verde dai grandi occhi gialli, piccolo come il palmo di una mano, che definì come il “cartografo”. Coco lo squadrò tramite un’occhiata furtiva, rimanendo quasi schifata: era un insetto? Un rettile? Una rana? E dovevano portarsi dietro una creatura simile?! Bleah! Deglutì, assumendo un’espressione abbastanza ambigua, tendente a quella di una persona che sta per vomitare. Tentò di resistere alla tentazione di scaraventarlo via con una manata: magari aveva qualche ignoto potere e poteva essere utile, inoltre non era il caso di sembrare scortese. Si ricompose, consapevole di aver manifestato troppo apertamente le sue sensazioni, delle quali si vergognò subito, arrossendo. Lo scrutò nuovamente, di soppiatto. Forse sbagliava a giudicarlo all’apparenza, non aveva un aspetto così orrido, era quasi carino…Figuriamoci se l’autoconvinzione funzionava: continuava a provare ripugnanza verso lo strano essere; per di più, anche se non lo aveva neanche toccato, il solo pensiero di averlo tra le mani la faceva rabbrividire. Sicuramente sarebbe piaciuto a Nike, essendo tanto strano quanto lui! No, Nike almeno era carino fisicamente. Cercando di spostare la sua attenzione da un’altra parte:

εїз Che cosa sarebbe questo cartografo? Ha qualche funzione particolare? E poi, scusi le mie continue domande, ma, qualora si verificassero problemi ed avessimo bisogno di rinforzi…come faremmo ad avvertirvi? εїз

 
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¬ I t a m æ «
view post Posted on 17/2/2010, 14:56






Pedine



Vedendo lo spettacolo che stava dando il suo compagno Nike, Aidro si sentì quasi un idiota a stare fermo, ma in fondo, non era quello che doveva fare una persona normale? Cercò una risposta dando un'occhiata a Coco, che sembrava divertita. La cosa non aiutò molto il Normalce, ma non erano quelli i veri problemi, e crearsene per quei stupidi motivi lo rendeva probabilmente ancora più idiota.
Taki sembrava fosse ancora impegnato a parlare con quei soldati armati, il ragazzo proprio non riusciva a capire perchè i capi sembrano sempre così seri avvolte, non potevano discuterne con calma, magari bevendo thè, o caffè? Erano sempre ad urlare e a fare ramanzine a tutti, doveva essere proprio un duro lavoro.

Il calore della stanza stava lentamente entrando dentro Aidro, che sembrava si stesse rilassando, da quant'è che non entrava in una casa così dopotutto? Aveva voglia di buttarsi a terra e dormire, anche stare con gli occhi chiusi gli sarebbe piaciuto moltissimo. Era quasi tentato a farlo, ma sapeva benissimo che sarebbe risultato ancora più pazzo del suo compagno Nike; doveva risultare forte e impassibile.
Ecco che "il boss" congedò i suoi ospiti, che tanto l'avevano fatto urlare. Pacche amichevoli sulle spalle placcate dalle armature potevano significare solo che, in fondo, si conoscevano da tempo. Ad un certo punto Taki non sembrò tanto cattivo come prima, in fondo era solo serio e teneva molto al villaggio e al suo compito.
Appena i soldati andarono via, l'uomo chiamò al suo cospetto i due ninja che erano appunto vicino l'entrata. Finalmente la loro presenza stava per trovare una risposta. Aidro per primo andò verso il tavolo, stava giusto per chiedersi se Coco fosse in grado di andare lì quando la vide dietro di lui, in fondo l'aveva sottovalutata, anche se era solo una sciocchezza. Prese posto su una sedia al lato opposto dell'uomo, di fianco alla sua compagna. Oltre ad una gigantesca cartina, erano poste sul tavolo moltissime carte, fra documenti, foto e rapporti vari.
Intanto, Nike sembrava indaffarato con una delle ragazze vicine al camino, e magari si stava anche divertendo. Aidro invece ora doveva decidere le sorti della sua vita e del suo villaggio. Senza troppi giri di parole, Taki spiegò che bisognava eliminare altre bestie in una zona che prima era una foresta.

Il fatto stesso che non perse troppo tempo a spiegare le cose fece pensare al Normalce che in fondo forse non aveva cattive intenzioni e che era sincero. Ma se invece si sbagliava e Taki avesse trascurato dei dettagli? Non poteva rimanere nell'ignoranza, era abbastanza stanco da tenere alla sua pelle. Proferì parola prima Coco, la quale sembrava in parte contraria, e non la si poteva biasimare in fondo. Anche lei ne aveva vissute di tutti i colori. Il Normalce aspettò quindi il momento giusto per dire la sua, ovvero dopo che il capo posò vicino ai suoi due interlocutori, una specie di rana verde chiamata il "cartografo". Di certo non era un animale da compagnia, ma non era un qualcosa di pericoloso, era semplicemente strano. A cosa poteva servire una rana così strana? E perchè l'aveva data ai due ragazzi? Non avevano neanche accettato la missione in fondo. Li aveva praticamente quasi costretti, e per Aidro quello sembrò il momento giusto per avere chiarimenti:


Sono d'accordo con Coco, lì fuori rischiamo molto noi due, o anche noi tre. Dobbiamo essere più informati, non possiamo partire così all'improvviso per l'ignoto, con chi andremo contro? Non mi va di incontrare altre bestie corazzate che aspettano carne umana fresca. Non sono un codardo, ma preferisco non buttare la mia vita così.

Tanti sentimenti ci mise in quelle parole che quasi si alzò per imporre ancor più la sua parola. Ebbe poi quasi pietà di Taki, magari capiva benissimo i due giovani, ma non poteva fare altro...
duro compito quello del capo.

 
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Vaalin
view post Posted on 24/2/2010, 18:13




Nike.

Stai probabilmente minando in profondità la serenità psicologica della fanciulla. Le palpebre si aprono quanto più possano e gli occhi conseguentemente appaion più grandi, per allontanarsi da te in avvicinamento si piega così tanto all'indietro che deve poggiare una mano a terra per non cadere.
Quando parli è ancora peggio, comincia a muover la bocca come stesse balbettando, ma non un soffio di fiato riesce ad uscirle dalla cavità orale. La mano sua destra fa come per stringere forte il pavimento e i suoi muscoli si contraggono tutti, tesi, come se fosse pronta ad uno scatto di fuga.
Comincia a darsi occhiate tutt'intorno, senza curarsi del fatto che ti sia girato per qualche istante, con lo sguardo non riesci a vedere bene cosa o chi con lo sguardo cerchi, ma ti pare lo volga verso il camino e che ad esso cominci ad appropinquarsi, allo stesso modo con cui aveva tentato d'allontanarsi da te all'inizio.

È ormai a scarsa distanza dal fuoco - e dall'attizzatoio, cui piano piano sta tendendo la mano - quando proferisci quella frase di puro non-senso per lei. Il suo sguardo si fa accigliato e stranito, dà una rapida occhiata a te e poi al barattolo che sembravi fissare - «Cosa? Non capisco...», ti risponde turbata, ma con la tua immaginazione già sei altrove, a fantasticar di pirati, uncini e mappe del tesoro. Quando ritorni in te, pur non avendo sicuramente udito la domanda, le rispondi involontariamente, dicendo di lasciar perdere, che non abbia importanza.
Allunghi una mano verso di lei, ma senza nessuna convinzione, col risultato che agevolmente e con leggerezza te la sposta appoggiando la sua sinistra sul tuo polso. Noti una sorta di istintiva repulsione verso il contatto, ed una smorfia di disgusto sulle tue labbra, mentre con voce tra il tremante e lo sconcertata ti risponde «La... mano di Dio?»
È quasi un sussurro il tuo, forse nemmeno lo senti, ma vedi la sua destra posarsi sul manico dell'attizzatoio.

Un attimo di silenzio, poi fai un'affermazione sulla sua provenienza che non sta né in cielo né in terra, tanto che ci sta la prenda per una battuta, uno scherzo o, forse, un'ingenuità esagerata. Ad ogni modo il suo volto contratto dalla diffidenza e dal rigetto si scioglie in uno di semplice stupore e vagamente sorridente - «Ma no!»
Il suo intero aspetto, dal vestiario all'acconciatura, ora che lo osservi meglio conforta la sua affermazione.
Infine ti presenti - alla buon'ora -, con qualche piccola omissione di verità e con "lievi" edulcorazioni; per qualche motivo sorride sentendoti dire quelle cose. Che abbia sentito già parlare di te? Di certo non come eroico guerriero, ma, se vuoi, puoi pure crederlo, per quanto molto sia più probabile siano circolate voci delle corbellerie colossali che tuttogiorno inventi. Toglie la mano dall'attizzatoio e riafferra il mortaio, poi ristabilisce la giusta distanza per lei e ti parla.
«Mi chiamo Istra, ma chi io sia non è... importante. Specie davanti ad una tale celebrità!» Se non fossi così sicuro di te come usualmente sei, diresti che ti stia addirittura prendendo in giro, o peggio, che stia facendo leva sulla tua vanità per indirizzare il discorso dove lei voglia ed evitare argomenti che non vuole toccare. Riprende subito, senza darti tempo di fiatare. «V-vista la... fortuna, che ho avuto... nell'incontrarvi, perché insieme ad i vostri, amici, non mi... date una mano, ecco?» La voce pare un poco agitata, come se stesse non a pieno celando il suo intento di liberarsi prima che possa di te, ma ci sta che abbia anche veramente bisogno di aiuto.
«Avrei bisogno di un favore... Molti qui sono feriti o lo diventano giorno per giorno e noi ben poco abbiamo per curarli. I medici sono pochi e non possono per tutti usare le loro tecniche, non hanno abbastanza energie, vista la scarsa alimentazione; devon tenerne anche per sé...
Se solo poteste portarmi foglie de 'la pianta che germoglia al mattino', così credo la chiamiate da queste parti, potrei preparare un inguento: ve ne darei un barattolo intero!
In genere cresce vicino ai corsi d'acqua e ai laghi.
»
Se accetti, segue una attenta descrizione dell'aspetto che abbia, dei modi di riconoscerla e di che parti tu debba cogliere.

Aidro & Coco.

Il Capo sorride per un istante, vedendo col suo occhio cieco chissà quali ricordi di vita passata, quanti volti come i vostri, quante domande simili, un tempo addirittura udite stando dalla parte opposta del tavolo, da quella del soldato. La sua espressione si fa però immediatamente seria, con fare grave poggia i gomiti sulla vecchia superficie lignea e incrocia fra loro le dita delle mani in modo eloquente, allunga la testa in avanti, oltre esse, e vi dice, con infinita serietà, «Se vedete due o tre 'Calpestatori', fidatevi» - col suo occhio guarda prima il volto dell'uno e poi quello dell'altra - «scappate.»
Le mani si sciolgono, poggia la sinistra sul tavolo e con la destra comincia ad accompagnare le parole coi gesti. «Ma questo sicuramente non accadrà a voi tre, l'area, l'ho già detto, è stata battuta dal gruppo che avete visto prima parlare con me una settimana fa. Se qualcosa è rimasto vivo, è di taglia ben più piccola del mostro che avete visto in città. Ricognizione e rastrellamento, la missione non comprende altro; non posso assicurarvi che non vi saranno rischi, ma nessuno sarà alto quanto quelli che avete già vissuto o che tutti noi vivremo senza esplorare il territorio circostante.»
Fa una piccola pausa per assicurarsi che abbiate ben udito e capito, poi riparte, con foga. «Se portate a buon fine il vostro incarico daremo un colpo così duro a quegli abomini che ci metteranno settimane prima di ripopolare la zona.» Batte la mano destro chiusa a pugno contro la sinistra aperta. «E in tutto quel tempo noi potremo fare scorta di risorse e fortificarci.»
La sua voce si ode per tutta la casa - e giurereste anche fuori di essa -, capite che tiene a questa missione che vi sta affidando come ad una persona. Solo un vecchio veterano consumato di mille battaglie parlerebbe così dei propri piani, evidentemente quel piccolo compito espostovi fa parte di una strategia più ampia che ha attentamente studiato. Non a caso è a capo del gruppo di profughi.
«Ora che sapete di cosa si tratta e ciò cui andate incontro, non restano che due opzioni: sì, o no.»
Implicitamente o esplicitamente ha risposto a tutte le domande men che quelle sullo strano esserino che ha tirato fuori, di cui forse vi parlerà una volta che abbiate chiarito se abbiate intenzione di accettare o meno. Adesso c'è silenzio, sentite il fuoco scoppiettare nel camino e probabilmente il vostro altro compagno farfugliare con la ragazza là vicino. Cosa vi passa per la testa? Siete soddisfatti delle risposte date? Ma, soprattutto, siete disposti a correre il rischio?
Una voce, proveniente dal fondo della stanza, interrompe forse i vostri pensieri: «Noi, Capo, ce ne occupiamo noi!» quasi grida il giovane dai capelli corvini e che ormai ha smesso di essere medicato, alzandosi in piedi, così facendo risaltare il fisico scolpito.
«No, voi avete fatto già abbastanza in questi giorni, dovete riposare.», gli risponde conciso.
«Ma possiamo farcela!», replica il ragazzo, allargando le braccia e agitandole in aria.
«Torna a sedere e riposa, sei ancora ferito, stakanovista che non sei altro!» Nel dirlo inizia a spingerlo giù colei che prima gli faceva da infermiera; le fa eco la biondina, in tono lamentoso.

Che fate?


SPOILER (click to view)
Nike: Accetti o non accetti, risposte varie, poi ti verrà chiesto di partecipare alla missione del Capo.

Aidro e Coco:
Accettate o no? In caso di risposta affermativa vi verrà detto che "il cartografo", ovvero l'animalino brutto e deforme, è capace di disegnare cartine a partire dai luoghi che ha visto. È anche in grado di eseguire fotografie, ma quelle a colori riescono a farle solo gli esemplari più anziani.
Sempre in caso accettiate dovrete chiedere a Nike di andare con voi (collocatevi temporalmente dopo la sua risposta ad Istra).


SPOILER (click to view)
Riassunto dialoghi:

Istra:
«Cosa? Non capisco...»
«La... mano di Dio?»
«Ma no!»
«Mi chiamo Istra, ma chi io sia non è... importante. Specie davanti ad una tale celebrità! V-vista la... fortuna, che ho avuto... nell'incontrarvi, perché insieme ad i vostri, amici, non mi... date una mano, ecco?
Avrei bisogno di un favore... Molti qui sono feriti o lo diventano giorno per giorno e noi ben poco abbiamo per curarli. I medici sono pochi e non possono per tutti usare le loro tecniche, non hanno abbastanza energie, vista la scarsa alimentazione; devon tenerne anche per sé...
Se solo poteste portarmi foglie de 'la pianta che germoglia al mattino', così credo la chiamiate da queste parti, potrei preparare un inguento: ve ne darei un barattolo intero!
In genere cresce vicino ai corsi d'acqua e ai laghi.»

Taki:
«Se vedete due o tre 'Calpestatori', fidatevi, scappate.»
«Ma questo sicuramente non accadrà a voi tre, l'area, l'ho già detto, è stata battuta dal gruppo che avete visto prima parlare con me una settimana fa. Se qualcosa è rimasto vivo, è di taglia ben più piccola del mostro che avete visto in città. Ricognizione e rastrellamento, la missione non comprende altro; non posso assicurarvi che non vi saranno rischi, ma nessuno sarà alto quanto quelli che avete già vissuto o che tutti noi vivremo senza esplorare il territorio circostante.»
«Se portate a buon fine il vostro incarico daremo un colpo così duro a quegli abomini che ci metteranno settimane prima di ripopolare la zona. E in tutto quel tempo noi potremo fare scorta di risorse e fortificarci.»
«Ora che sapete di cosa si tratta e ciò cui andate incontro, non restano che due opzioni: sì, o no.»

Soto:
«Noi, Capo, ce ne occupiamo noi!»

Taki:
«No, voi avete fatto già abbastanza in questi giorni, dovete riposare.»

Soto:
«Ma possiamo farcela!»

Kiku:
«Torna a sedere e riposa, sei ancora ferito, stakanovista che non sei altro!»
 
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Sasshi
view post Posted on 4/3/2010, 21:02




CITAZIONE

Legenda
Narrato
Parlato.
»Pensato.«
Parlato altrui


Help !

I need somebody, help!

Ah, no. Questa è una canzone dei Beatles.

Beh, che dire, se uno ha bisogno del mio aiuto in meno di 5 minuti, cavolo se devo essere carismatico. Conquisterò il mondo, ne sono certo. Oh, signori, mi avete comprato una camicia? Posso indossarla? [...] Devo dire che ha molto style, ma non riesco a muovere le braccia. Moda del momento? E quel furgone?! Ehi ehi!


Cosa fare con tanta beneamata ingenuità? La mano di Dio? Certo che era la mano di Dio. Di chi doveva essere? Di Nike forse? Ma non diciamo baggianate. Una cosa è sicura. Se il mio era realmente il tocco di un potente, allora la ragazza doveva possedere il pugno del demonio. Una forte repulsione mi afflisse al contatto con esso. Non aspettai che mi liberasse. Con uno strattone districai la mia mano dalle sue dita e la guardai, un po' incerto. Forse era stata solo un'immaginazione. Nulla di preoccupante. Tornai dunque a osservarla normalmente, scusandomi per la reazione spontanea.

Scusami. Devi avermi passato la scossa. Non ci sono abituato...

E invece c'ero abituato eccome. Nessuno lì dentro, probabilmente, s'era allenato duramente come me per sopportare l'elettricità. Ma sapevo che ancora nessuno conosceva la mia tecnica e potevo quindi fingere tranquillamente, soprattutto con Istra, una ragazza appena conosciuta. La guardai cambiare espressione fin troppe volte nel giro di... due minuti? Sembrava stupita, arrabbiata, meravigliata ancora e a volte sorridente.
E deciditi, che cavolo. Mica posso inventarmi frasi per ogni stato d'animo!
E mentre la mia testa andava lentamente, ma non troppo, in palla, mi chiese aiuto. Ah, sì, sì! Elogiami, cavolo.
Non ascoltai una sola parola della richiesta fatta, com'era ovvio aspettarsi. Ero troppo preso dalla parola celebrità.
Aveva fatto decisamente male ad usarla.
Così, finito il suo discorso d'aiuto, intuii che mi aveva fatto una qualche richiesta per una missione. Non chiedetemi come feci. Mi par ovvio dirvi che le persone si rivolgono a me per due cose. Aiuto e appuntamenti. Era scontato che era ancora troppo presto per la seconda. Annuii energicamente e la guardai serio. Uno sguardo che potevo mostrare solo in particolari occasioni.

Sciaff.

Ahh. Coff Coff. Dolore!

Nel tentativo di acchiappare una mosca, avevo sbattuto violentemente la mano contro il pavimento. Inutile dirvi che l'insetto era ancora libero di volare e di infastidirmi.

Metti la cera, togli la cera.

Un giorno vi raggiungerò, Maestro Myagi e Ralph Macchio.

Borbottai queste parole a bassa voce, ma probabilmente non abbastanza da non farle udire alle persone più vicine e in ascolto.
Tormentato dunque dal fastidioso rumore di quello scherzo della natura, ritornai a guardare la ragazza.

Sì, sì. Va bene, ti aiuto. Etchiu. Maledetto raffreddore. Maledetta mosca. Maledetto maledetto. Coff coff.

Prima di proseguire in alcun modo, sentii delle parole frustrate. Il corvino aveva iniziato a parlare. Non trattenni una risata, nel sentirlo dire. Ma non perchè mi fece ridere il discorso. Metà m'era uscita spontanea, era da troppo che non ridevo. L'altra metà era uscita perchè di solito, nei telefilm, i due che si odiano sbeffeggiano l'altro per qualsiasi motivo.
Perché, perché avevo riso?
Se qualcuno m'avesse visto, avrebbe trovato un volto dannatamente concentrato a trovare una soluzione al mio cruccio.
Così, trovai! Certo, certo. Era una cosa così scontata. Con quelle parole aveva messo in dubbio la mia onnipresenza, la mia onnipotenza, la mia "sonopiùfortedite".
Aspettai che Taki gli dicesse che non poteva entrare, prima di intervenire.
Anche lui, dunque, aveva riconosciuto la vera classe!

A-ha! Qui qualcuno ha bisogno del riposino, eh? La mente non regge il tuo fisico da due soldi?

Mi alzai in piedi, dirigendomi verso al pompato. Dio, se rischiai di cadere in una di quelle asse piantate male! Mi trovavo faccia a faccia. Non sapevo chi di noi due era il più alto, ma poco importava. Sembravamo avere la stessa altezza. Lo fissai, truce.
In men che non si dica, provai la reazione più naturale, per una persona come me. Prima che si potesse sedere, tentai una serie di frontini in testa al corvino. Non sarebbero stati forti, ma nemmeno carezze.

Crepa! Crepa! Lascia spazio al The Winner, The Champion, Boss!



Edited by Sasshi - 14/3/2010, 21:52
 
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¬ I t a m æ «
view post Posted on 21/3/2010, 10:45




CITAZIONE
Scusate il mio immenso ritardo, posterò in settimana, ho avuto impegni vari e non avevo proprio testa per scrivere.

 
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17 replies since 6/1/2010, 18:02   276 views
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