Narrato
ღ Pensato ღ
εїз Parlato εїз
• Dan •
Il buio, il silenzio della sua camerina; il suo letto, le sue pantofole ed il suo pigiama; i suoi bellissimi vestiti, la finestra dalla quale poteva osservare Kiri. La nebbia, la neve; i tenui raggi di sole che si facevano strada tra le nuvole grigie. Il profumo di sale, i piccoli volatili che intonavano le loro canzoni. Avrebbe trascorso un’indefinita quantità di tempo a contare tutto ciò che le mancava, che non faceva più parte della sua vita. La prospettiva di tranquillità, serenità e benessere sembrava volerla appositamente scansare: non aveva fatto in tempo a tornare al luogo natio, che il vero e proprio Inferno si era abbattuto su di esso a distanza di qualche giorno. Il viaggio, i momenti passati a riflettere, la mattinata in cui aveva conosciuto Nike…erano così vicini, eppure apparivano lontanissimi. I secondi, i minuti, le ore, i giorni. Dilatavano, non si decidevano a velocizzarsi, a susseguirsi l’un l’altro. In compenso, un continuo fare questo e quello ed andare di qua di là, la teneva impegnata sempre allo stesso modo, facendo sì che si sentisse profondamente stanca, priva di qualsiasi briciolo di coraggio, quasi sull’orlo della disperazione. Ma doveva reagire, lei che era una kunoichi di alto livello, doveva dare il buon esempio, fare sì che i superstiti conservassero un minimo di speranza. Già, i superstiti. Ancora aveva in testa ciò che era successo tre giorni prima, il Giorno, come veniva chiamato dalla gente; solo che, fino ad ora, non aveva avuto neanche il tempo per pensarci: il suo dovere era assistere i bisognosi, curare i feriti, intrattenete i bambini, ricercare del cibo commestibile e tante altre cose. Era vero, per lei non c’era stato un attimo di tregua dal Giorno, poiché i demoni, i mostri, quegli esseri orribili che avevano fatto a pezzi qualunque cosa intralciasse il loro cammino, avevano assediato la città, costringendo la popolazione a rifugiarsi altrove. Il suolo umido, i fiumi rosso porpora, il cielo avvolto da quella strana coltre arancione era diventato il suo habitat. Odiava quella vista, il simbolo della situazione terribile che stavano vivendo, per questo preferiva restare con gli occhi chiusi, celando il Basilisco affamato di vendetta, ma spaventato da quel pericolo ignoto. La schiena appoggiata al tronco di un albero, le braccia avvolte attorno alle ginocchia e la testa affondata dentro di esse. Finalmente riposava, a qualche metro di distanza da quello che ormai poteva chiamarsi branco. Aveva bisogno dei suoi spazi, della sua intimità: l’eccessivo contatto con quegli sconosciuti la infastidiva, la portava a sentirsi esausta con poco. E la sua famiglia? Dove era finita in mezzo a tutto quel macello? Papà era un ninja anche molto abile, probabilmente era riuscito a fuggire altrove con sua moglie, lasciando la figlia in balia del destino una volta per tutte. Se solo ci fosse stata ancora sua madre, lei non l’avrebbe mai abbandonata. Sollevò il capo, accostandolo delicatamente alla superficie rugosa del legno. Due lacrime stavano scendendo dai suoi occhi, scavandole con dolcezza le guance rosee. Sospirò, iniziando ad arricciolarsi una ciocca di capelli con la mano destra. Avrebbe tanto voluto essere come la sua chioma dorata, la quale aveva la capacità di rimanere sempre liscia e splendente, nonostante i vari pericoli che affrontava. Macchè! Lei era nata per stare in mezzo ai guai, una calamita naturale per le sventure. Sbuffò profondamente, la testa che di nuovo si intrufolava tra le ginocchia alla ricerca di un cantuccio che la riparasse, che la facesse sentire al sicuro: doveva dimostrarsi forte e valorosa agli occhi degli altri, non poteva far notare così palesemente la sua fragilità. Mentre le lacrime continuavano a scendere, si chiedeva che cosa stesse succedendo a Kiri in quel momento; quanti esseri l’avessero assediata; se ci fosse qualche tratto incustodito, in modo da intrufolarsi per rubare del cibo. Si morse il labbro inferiore, assaporando per sbaglio una piccola lacrima. Fino a quel momento non le sarebbe mai passata per la testa l’idea di rubare qualcosa a qualcuno; tuttavia, date le circostanze, era inevitabile: benché la sua ferrea dieta la costringesse a mangiare in maniera sana, e quindi ad abituarsi a pasti piccoli, le bacche e le radici diventavano sempre più insufficienti a saziarla. Purtroppo, doveva ammetterlo, non c’era niente da fare. Anzi, potevano solo aspettare l’ennesima calamità. D’un tratto, una mano umana le si posò sulla spalla sinistra. Coco si riscosse immediatamente, dando vita ad una reazione piuttosto violenta: la mano destra bloccò quella dell’ignoto visitatore, dopodiché, spostandosi verso la propria sinistra, utilizzò tutta la forza che possedeva per gettarlo di colpo a terra. L’estraneo fece un bella capriola, atterrando violentemente di schiena, dolorante. La Koga approfittò di quel momento per sedersi sui suoi addominali, così che non avesse possibilità di fuga; la mano sinistra, nel frattempo, aveva già raccolto un Kunai dalla sacca e lo puntava alla gola del nemico. Il cuore palpitava forte, teso.
• Ouch! Coco, calmati perfavore. Sono Dan •
Quella voce, quel nome. Era sufficiente, poteva stare tranquilla. Sospirando di sollievo, si rese conto di quel che aveva appena fatto, vergognandosi immediatamente.
εїз Oh…scusami, non volevo…è che… εїз
• Tranquilla, ti capisco benissimo: nessuno riesce a stare tranquillo dal Giorno. Non che mi dispiaccia restare così, ma non è che potresti liberarmi dalla tua presa adesso? •
Oh cavoli, che imbarazzo! Senza rendersene conto, stare seduta sul suo addome, protesa in avanti per puntargli il Kunai alla gola…era a dir poco una posizione ambigua. Si tirò su all’istante, sedendosi di fianco a lui ed arrossendo terribilmente.
εїз Eheh, scusami, devo averti fatto molto male. C-come va l’udito? Spero sia guarito εїз
• Assolutamente si, le tue cure sono state a dir poco perfette. Sai, ti ho cercata per tutto l’accampamento, avevo bisogno di te •
εїз Ah, e cosa ti serviva? εїз
• Volevo approfittare della tua pausa per interrogarti sul cosa hai visto tre giorni fa’. E’ per raccogliere informazioni, lo sto chiedendo a tutti •
εїз Bene, chiedi pure. Sono a tua completa disposizione εїз
• Tanto per cominciare, vorrei sentire la tua esperienza durante la battaglia •
Uffa. Non aveva affatto voglia di narrare il suo Giorno, le faceva solo del male. Cercò di farsi forza, tanto prima o poi avrebbe dovuto farlo.
εїз E va bene. Mi trovavo su un ponte piuttosto vecchio, nella parte Ovest di Kiri, seduta sul bordo di esso. Dapprima ho avvertito un terremoto terribile nei pressi delle mura, la cui potenza è giunta sino a dove stavo, distruggendo il ponte a facendomi cadere in acqua εїз
• Ti sei fatta male? •
Ma che domande faceva?! Non era mica una bambina! Anzi, a dirla tutta, si sentiva molto più abile di lui.
εїз Mi fanno molto piacere le tue premure, davvero. Ma insomma sono una Chuunin! εїз
• Ahah, hai ragione. Continua pure •
εїз Sono atterrata tramite il chakra, e da quel momento ho cominciato a percepire qualcosa che non andava nella natura: era stranamente inquieta, tremava tutta, non l’avevo mai vista in condizioni del genere. Tranquillo, non sono pazza: sono addestrata a percepire bene ciò che mi accade intorno. Ho aperto gli occhi. Ho visto il cielo. Ho capito perché tirava una brutta aria. Esplosioni, grida, trambusto. Non ho potuto fare a meno di dirigermi verso il centro della città per vedere ciò che stava succedendo. Nell’avvicinarmi, oltre alle persone che tentavano di tutto pur di fuggire, ho sentito dei rumori più massicci degli altri e mi sono mossa in quella direzione, notando la presenza di un mostro molto lungo e corazzato. Lo stavano combattendo due persone che sono qui con noi, Aidro Normalce e Nike Kaguya; mi sono permessa di inserirmi in tale contesto, per dare una mano εїз
• Ah, menomale: la versione che mi ha raccontato il Kaguya era abbastanza confusa; per un po’ ho creduto che parlasse di cose inventate. Tsk, secondo me gli manca qualche rotella a quello; spero solo che non ci causi guai con la sua testa tra le nuvole •
εїз Ma no! E’ una persona in gamba, molto simpatico. E’ lui che ha sconfitto definitivamente il mostro di cui ti ho parlato prima: inizialmente lo abbiamo fronteggiato in tre, ma poi ci ha assalito un branco di esseri piccoli e neri, dotati di ali, artigli e denti affilati; molto simili a pipistrelli o locuste. A quel punto abbiamo optato per la fuga, poiché erano troppi. Tramite il Velo di Nebbia e dei cloni siamo riusciti a guadagnare terreno, seminando quella specie di pipistrelli; tuttavia, l’altro essere ci ha raggiunto, separando me ed Aidro da Nike. Mentre lui combatteva tale mostro, io ed Aidro abbiamo facilmente messo al tappeto altri quattro cani, se così possiamo chiamarli, che ci avevano sbarrato la strada. Ci siamo riuniti e siamo giunti da voi, osservando quel terribile spettacolo che ha indebolito l’udito e la vista di tutti, quasi. Tutto qui…Senti, hai detto che hai parlato con Nike…come stava? E Aidro? εїз
• Aidro non lo so, devo ancora raggiungerlo per interrogarlo. Nike direi che sta benissimo, anche troppo per i miei gusti •
εїз Ma poverino, perché ce l’hai con lui?! εїз
• Nah, lascia stare. Ho un’ultima richiesta e poi ti congedo: potresti descrivermi nei dettagli quello che ricordi delle creature che hai combattuto? Aspetto fisico, debolezze e queste cose qui •
εїз Dunque…la prima creatura era molto grande, più che altro in lunghezza; il colore che dominava era il marrone, anche se gran parte del suo corpo era protetto da delle placche molto resistenti: il dorso fino alla coda, la parte alta delle quattro zampe, la testa ed il collo…un’armatura unica, che si scalfisce appena con una Carta-Bomba; per il resto ha due occhi rossi e la sua arma principale è la bocca, abbastanza estesa e potente: era capace di perforare persino il terreno e le fondamenta degli edifici. La sua abilità principale è quella di potersi muovere sottoterra, localizzando le prede con chissà quale sistema di orientamento; la sua velocità è pari a quella di un Chunin ordinario, ma può diminuirla o aumentarla a suo piacimento, come ha fatto contro di noi: vedevo chiaramente che lo stavamo seminando, che non riusciva a starci dietro…però in un batter d’occhio ci ha raggiunto, non so come abbia fatto! Lo definirei indubbiamente il più pericoloso. Poi vediamo…ah sì: bestie piccole e nere che si muovono in sciami numerosissimi, tanto che è stato impossibile anche solo indovinare quanti potessero essere; inoltre possiedono dei denti e degli artigli molto affilati, che costituiscono la loro principale offensiva assieme a degli stridii molto acuti e fastidiosi: attaccano sempre in gruppo, così che è impossibile evitarli. Anche loro sono capaci di localizzare il nemico senza utilizzare la vista. Mmm…infine ci sono quei “cani”. Non hanno pelle né pelo, il loro corpo è costituito unicamente dal sistema muscolare, dove è possibile vedere il sangue che scorre; di pericoloso ho notato solo i denti e forse gli artigli…la loro velocità è piuttosto bassa, come quella di uno Studente medio. Ecco fatto, è tutto ciò che so εїз
• Direi proprio di sì. Ti ringrazio, sei stata fondamentale come al solito. Mi piacerebbe farti compagnia, ma devo andare ad interrogare gli altri. Vengo a cercarti dopo •
εїз Ok, allora a dopo εїз
Fece finta di essere sorridente, felice, fino a quando il rumore dei suoi passi sull'erba cessarono. Immerse nuovamente la testa tra le ginocchia, ricominciando il suo pianto silenzioso.
Alla fine è tirato via, ma non avevo + voglia ><