Una buona idea quella di, per così dire, avanzare di categoria. Fosse stato merito suo, sarebbe ancora a Konoha. Comunque una gran cosa quella di costituire un'Accademia neutrale, un evento forse storico, che sperava non venisse presto cestinato da una guerra troppo profonda. Ma di fronte alle necessità comuni tutte le guerre cessano, almeno quelle dei poveri insulsi esseri umani. Una civiltà ancora retrograda, asfissiata dalle continue lotte. Se la gente pensasse senza essere attanagliata dal potere e dal possesso, ma soltanto dalla gioia di essere in vita e di poter usare uno strumento potentissimo chiamato cervello, l'umanità avrebbe sconfitto le malattie, la fame, e forse anche la morte?
Aveva già raggiunto la penisola di Degarashi una settimana prima dell'inizio del suo primo corso. Era stato convocato preventivamente per l'aggiornamento della regolamentazione, ed aveva dovuto sostenere anche un test con tanto di simulazione, per far rendere conto ai dirigenti quanto la sua influenza Konohiana avrebbe agito sugli studenti. E tutto questo non sarebbe di certo bastato: la scuola disponeva anche di osservatori, o meglio di vere e proprie "spie" addestrate, per tenere sotto controllo l'operato del sensei. Ma dire che aveva ricevuto moltissime ostruzioni era un eufemismo. Un Ex-Daimyo in quella scuola era come una bomba che non si sapeva con assoluta certezza se potesse esplodere o meno. Fortuna che lo Hyuga aveva esperienza da vendere, e il suo curriculum non era così scarno da far pensare ad così scontato suicidio professionale per una motivazione di così poco valore. Il tempo quindi era passato senza lasciare molti spazi liberi. Il fatidico giorno si presentò in uno dei pochi campi di allenamento e attese, andando qua e là a conoscere qualche altra gente, che la classe di riempisse. Tornato vide cinque ragazzi, all'apparenza abbastanza svegli, che lo stavano aspettando.
« Salve a tutti, come già sapete questa è l'Accademia Indipendente, forse l'unica così.. "stabile", per così dire, di tutto.. il mondo? Sì diciamo così. Sono il Jonin Kaimetsu Hyuga, suppongo immaginiate di dove sono, quindi credo possiamo saltare già i convenevoli e darci dentro. Vorrei innanzitutto che vi presentiate meglio e diceste a tutti, a voce alta possibilmente, il motivo per il quale siete qui, forse a centinaia di chilometri dalle vostre case, per stare a sentire uno come me. »
Il sensei, parlando, faceva qualche passo andando a destra e a sinistra, gesticolando anche con le mani. Lo sguardo si spostava da una parte all'altra, non era fermo, e sembrava più un professore che un ninja. All'ultimo però cominciò a guardare i ragazzi senza dar troppa importanza ad ognuno in attesa che qualcuno si facesse avanti, in modo da non provocargli troppa ansia. Voleva instaurare un rapporto più cordiale invece di sembrare un caporale di un esercito con il frustino in mano. Dopo averli ascoltati gli avrebbe fatto fare dieci giri di campo e tutto l'allenamento fisico che avrebbero voluto per prepararsi ad un possibile scontro.
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